Cantos romani
ES Editrice
Milano, 2012; br., pp. 95, cm 12,5x20.
(Ars Amandi. 51).
collana: Ars Amandi
ISBN: 88-95249-79-8
- EAN13: 9788895249797
Testo in:
Peso: 0.112 kg
"A ben guardare, buona parte dei Cantos sono Xenia: è il posto giusto per XXII e per il suo incipit (ma si può dimenticare La madre di Ungaretti, in ginocchio davanti all'Eterno in attesa del figlio e in maggior attesa che il figlio fosse perdonato?): 'Mia madre è pronta per il presepe ', quasi si trattasse di un segno di riconoscimento per l'aldilà, un fischio che si prova a modulare non nel timore, ma 'nella speranza / che tutti siamo già morti senza saperlo' (Montale, Xenia 1,4). Così nei Cantos romani non è detto (è il sospetto che trafigge tutto il libro) se siano più morti i vivi o più vivi i morti. Certi pomeriggi da fidanzati lasciano credere che il limite o il discrimine sia un arbitrio, un punto indecidibile. Da piéton piuttosto che da flâneur, anche da lì sotto, il passo e lo sguardo di Acitelli sono sempre ad altezza d'uomo (con tutte le implicazioni che l'espressione 'ad altezza d'uomo' comporta). Così i suoi versi. E la storia della città, una riscoperta poetica di Roma e delle memorie del suo sottosuolo, è anche un racconto sul corpo e sui corpi che vivono nel loro e del loro stesso disfacimento. Acitelli si muove, come in un film di Godard, con la telecamera a mano; e quanto massimamente, qui, si vede in azione dalla sua memoria di lettore è la grande poesia di Le ceneri di Gramsci: una Roma dove perfino un colpo d'incudine dalle officine di Testaccio diventa oggetto emozionato e straziato di poesia." (dallo scritto di Raffaele Monica)