Il sogno metafisico di Gilles Deleuze. Al confine fra vita e morte
Mucchi
Modena, 2024; br., pp. 189.
EAN13: 9791281716070
Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento,1800-1960 (XIX-XX) Moderno
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Se in una lettera all'amico Arnaud Villani, Gilles Deleuze si dichiara apertamente «puro metafisico», le sue opere lasciano in effetti stupiti per il fervore con cui rinnovano la passione per la contemplazione filosofica. Nella costellazione intellettuale in cui appare, la sua figura spicca per tale perseveranza classica, che il presente lavoro si propone di seguire isolandone qualche sfida fondamentale. Oltre che nell'analisi di alcune opere principali di Deleuze, lo studio chiama in causa il pensiero di uno dei più noti fra i suoi contemporanei: Michel Foucault. Quale miglior strumento di verifica della vena ontologica di Deleuze se non un'altra brillante filosofia, così prossima, e pertanto dalla sensibilità metafisica completamente alternativa? Ripartiamo dal magistrale testo che nel 1986 Deleuze consacra a Foucault: vero e proprio «sogno metafisico» (come definito da Frédéric Gros), in cui fra le tante intuizioni che l'arricchiscono appare un problema a nostro avviso al cuore dell'inquietudine ontologica di Deleuze: il rapporto fra vita e morte. Le geniali riflessioni su Xavier Bichat, condotte da Foucault sulla scorta di uno dei maestri comuni ai due filosofi, Georges Canguilhem, vengono messe a fianco delle note tesi sulla biopolitica e rivisitate non più in chiave di una morte che fa vedere la vita, bensì di una morte che la fa sprofondare, esponendola tanto alle sue forme più intense quanto ai suoi pericoli più allarmanti. Percorrere la «linea di vita e di morte» su cui si giocano la creazione, la novità e le tecniche di soggettivazione implica misurare le sfide aperte dal pensiero di Deleuze, fra la differenza e l'indifferenziato come fra la vita e la morte, in una serie di scommesse perpetue e dall'esito mai scontato.