Quante strade. Bob Dylan e il mezzo secolo di «Blowin' in the wind»
Roma, 2017; br., pp. 232, cm 15x22.
(Universale Arcana).
collana: Universale Arcana
ISBN: 88-6231-494-9
- EAN13: 9788862314947
Soggetto: Musica,Società e Tradizioni
Testo in:
Peso: 1.11 kg
La canzone più celebre di Bob Dylan fu pubblicata nel 1963 sul suo secondo album, "The freewheelin' Bob Dylan". Nel giro di poche settimane divenne popolarissima, grazie anche alle fortunatissime cover di Joan Baez e del trio folk Peter, Paul & Mary. Si affermò come la canzone simbolo del movimento per i diritti civili, dopo che Dylan la eseguì davanti a Martin Luther King durante un'epocale manifestazione di protesta a Washington. Poi scomparve o quasi dal repertorio live di Dylan negli anni della sua clamorosa svolta elettrica, che suscitò entusiasmi e polemiche oggi difficilmente immaginabili. Riapparve alla ribalta sul palco del concerto per il Bangladesh, nel 1971, dove Dylan tornò a suonare dal vivo dopo il misterioso incidente di moto del 1966 ed eseguì di nuovo il suo "inno", su richiesta di George Harrison. Da allora, Dylan l'ha eseguita centinaia di volte, cambiandone spesso l'arrangiamento; e le versioni di altri artisti si sono moltiplicate, da Stevie Wonder a Neil Young, da Marlene Dietrich a Duke Ellington, facendone una delle canzoni più "reinterpretate" nella storia della musica pop. Al tempo stesso, la fama di "Blowin' in the wind" si è intrecciata ripetutamente alla storia del XX e del XXI secolo. Basti pensare che ha provocato una disputa politico teologica fra due papi e ha incrociato le vittorie di Barack Obama nelle elezioni presidenziali Usa. "Quante strade" non parla "solo" di Bob Dylan e di musica rock: analizza il significato, la fortuna e l'eredità della canzone per raccontare i cinquant'anni di storia che ha attraversato, e anche per tornare indietro, all'Ottocento americano, il passato dal quale la canzone proviene, perché la melodia è la stessa di "No more auction block", una ballata popolare sullo schiavismo risalente ai tempi della guerra di secessione, e che Dylan ben conosceva. E perfino al futuro, a ogni occasione in cui ci sarà bisogno di affiancare una melodia alla difesa dei diritti civili e alla lotta per la pace