Teoria dell'oggetto
Quodlibet
A cura di Coccia E.
Macerata, 2019; br., pp. 144, cm 14,5x22.
(Saggi. 19).
(Saggi).
collana: Saggi
ISBN: 88-229-0378-1
- EAN13: 9788822903785
Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno,1960- Contemporaneo
Testo in:
Peso: 0.69 kg
L'oggetto, di cui questo libro ci presenta la teoria, è giusto il contrario di quanto siamo abituati a pensare con questo termine: non qualcosa che ci sta prepotentemente davanti, ma «ciò che è indifferente all'esistenza», un coacervo di creature kafkiane, «prive di patria» e essenzialmente impresentabili, come il quadrato rotondo o la montagna dorata. Con un gesto inappariscente ma deciso, Meinong dischiude, cioè, alla contemplazione filosofica un ambito dell'essere che non è quello della realtà, sovranamente indifferente all'essere e al non-essere: il fuori-essere. E, con altrettanta discreta eleganza, mostra così che la filosofia è innanzitutto invenzione di concetti (è questa la lezione che saprà trarne Gilles Deleuze). Questo suddito malinconico «della vecchia Austria... patria fidata della nostra gioventù e del nostro lavoro», è, in realtà, un implacabile agrimensore dell'inesistente, l'inventore di una scienza che - come scrive non senza ironia nella sua autopresentazione - «elabora i suoi concetti senza limitarsi al caso particolare della loro esistenza». Per questo, più che lo spirito del suo maestro Brentano, è quello del giovane Musil che sembra di percepire in queste pagine. Nel 1908 per un attimo i loro destini si incrociarono: mentre il giovane neolaureato stava per decidersi ad abbandonare la filosofia per la letteratura, Meinong lo invitò a proseguire con lui a Graz i suoi studi. «Pare che il mio sviluppo naturale» scriveva Musil ancora trent'anni dopo «avrebbe dovuto essere il seguente: accettare l'offerta di Meinong di conseguire la docenza a Graz». (Giorgio Agamben)