Sopra le macerie. Alle origini del più grande polo industriale del Mezzogiorno: i lavoratori e l'Alfa Romeo di Pomigliano
Tullio Pironti Editore
Napoli, 2021; br., pp. 293, ill., cm 14x21.
(Saggistica).
collana: Saggistica
ISBN: 88-7937-772-8
- EAN13: 9788879377720
Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno
Luoghi: Campania,Napoli
Testo in:
Peso: 1.41 kg
Lo stabilimento Alfa Romeo Avio di Pomigliano d'Arco, impiantato celermente in clima prebellico, sembrava nato giusto per essere distrutto, prima dalle mine naziste e poi dalle bombe alleate del 1943. Le maestranze, oltre seimila, erano state tutte licenziate e era già in esecuzione il piano di recupero e trasferimento al Nord di materiali e macchine salvate. Accadde invece che Ferruccio Parri, primo Presidente del Consiglio dell'Italia Repubblicana, alla sua prima visita al Mezzogiorno, come primo atto, venne a rendere omaggio ai circa cinquecento lavoratori che, dalle macerie, avevano rimesso in piedi i primi reparti, salvato e messo in funzione oltre trecento macchine, testardamente difese da ogni tentativo di portarle via. Rimettere in piedi l'embrione produttivo del futuro polo industriale di Pomigliano non bastava, bisognava anche realizzarne le premesse culturali e sociali. Un drappello di ex braccianti, contadini, muratori, artigiani e garzoni di bottega, trasformati da pochi anni di fabbrica in "operai metalmeccanici", si assunse la grande missione storica di essere il motore primordiale e locale di un mondo nuovo. Furono quei nuovi soggetti sociali gli unici a volere a e votare, a Pomigliano d'Arco, per la Repubblica. Giorno dopo giorno, la loro azione trasmigrò l'antica società rurale in quella nuova e industriale. Accamparono diritti e migliori condizioni di vita di contadini e lavoratori, alimentarono lotte e movimenti, valori e principi di cultura operaia avanzata, crearono nuove relazioni e modelli di vita sociale, fondarono ex-novo il proprio Partito, organizzarono il Sindacato in fabbrica e la Camera del Lavoro sul territorio. Furono i pionieri sia della società sia della sinistra industriale pomiglianese. Cammino esaltante, ma anche tormentato: pagato a caro prezzo, quotidianamente, fra scomuniche, rappresaglie e repressioni, fra resistenza del "vecchio" e contrapposizione di un "nuovo" ostinatamente diverso da quello che si voleva costruire. Storie individuali destinate a perdersi nella nebbia del tempo e che invece governarono ragioni e sentimenti, riflessioni e passioni. Infine, su questo drappello di operai generosi, perfino audaci "fabbri" del proprio destino, si è abbattuta la scure ingiusta di un oblio collettivo.