'Ne la faccia che a Cristo / più si somiglia: la poesia mariana di Dante
Pellegrini Editore
Cosenza, 2018; br., pp. 329.
(Crocevia).
collana: Crocevia
ISBN: 88-6822-634-0
- EAN13: 9788868226343
Periodo: 0-1000 (0-XI) Antico,1000-1400 (XII-XIV) Medioevo
Testo in:
Peso: 1.58 kg
Lo studio di Antonio D'Elia 'ne la faccia che a Cristo / più si somiglia': la poesia mariana di Dante esamina la figura lirica della Vergine Maria all'interno della poetica dantesca, e soprattutto nella Commedia. Riprende la lezione di "figura" da parte di Auerbach, esemplata, a sua volta, sull'esegesi della Scrittura. E relaziona il cammino lirico di Dante Auctor-Agens in rapporto all'enucleazione dell'amore nuovo, che non smentisce l'antico eros. E anzi lo promuove, dopo essersi purgato negli occhi di Beatrice discepola della Vergine. La "metaforizzazione" ed il ritrovato poetico della collatio occulta esprimono in sommo grado l'analogia e contemporaneamente dicono il rapporto unitivo tra cielo e terra mediante transumptio nel racconto dell'Exul immeritus verso la Patria celeste. E il "mariale lirico", così viene definito il canto dantesco rivolto alla Vergine da Antonio D'Elia, è depositario attraverso l'exemplum della costante discreta ma incisiva presenza della Madre di Dio nella Commedia. La quale espone poeticamente l'Eterno nella saldatura ritmico-plastica della cera, che guarisce la "catacresi" esistentiva e poematica del poeta-pellegrino. Il sigillo, che è Maria stessa, apre il Verbo-Parola. Il verso dantesco è così redatto nel linguaggio dell'ineffabile, espresso dalla gradazione della Luce persuasiva (il "visibile parlare") per l'humilitas di Maria entro il rapporto Madre-figlio-canto-oratio. Lo studio analizza, poi, i luoghi della Commedia in cui compare Maria relazionandoli con le altre opere del Fiorentino e all'interno dell'ampia esamina tra pensiero classico-pagano e pensiero cristiano. Pervenendo alla realizzazione di una riflessione esegetica che va a scavare il portato lirico-dialogico nella singolarità della figura della Madre di Dio, così come Dante ce la porge. Ella è memoria perfetta: la poesia canta Maria nel portato ontologico e nell'azione concreta del proprio incessante incedere nella storia personale e comunitaria dei credente ai quali Dante appartiene. La relazione versificatoria di figura-persona che Dante ha coniato nel suo singolare canto costituisce, all'interno del paradosso proprio della Commedia, una tappa drammaticamente inventiva e, assieme, profondamente ricreativa nel porgere col verso l'inchoatio formae, che nella Vergine si attua costantemente Maria è l'unica figura lirica della Commedia ad essere detta, unitamente al Figlio, nella realtà complessa della sua "persona". E il periglioso viaggio si apre nell'apparente conclusione contrastiva (Vergine-Madre) mediante la quale il poeta si immerge straordinariamente proprio "ne la faccia che a Cristo / più si somiglia" per capire Dio e l'uomo e porgerceli con il mariale lirico.