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Il Silenzio a Colori di Michelangelo Antonioni

Campisano Editore

Roma, 29 settembre - 22 ottobre 2006.
A cura di Antonioni E.
Testo Italiano e Inglese.
Roma, 2006; br., pp. 184, ill. col., cm 26x17.
(Storia dell'Arte).

collana: Storia dell'Arte

ISBN: 88-88168-26-5 - EAN13: 9788888168265

Soggetto: Cinema,Pittura e Disegno - Monografie

Periodo: 1960- Contemporaneo

Luoghi: Nessun Luogo

Testo in: testi in  inglese, italiano  testi in  inglese, italiano  

Peso: 0.65 kg


Da regista ha creato un linguaggio cinematografico attraverso il quale si esprime la psiche dei personaggi, i quali si muovono fra paesaggi alieni, aridi e austeri, riflesso della povertà e del fallimento della loro moralità, dei loro valori e relazioni. La narrazione appare ambigua, elusiva, profonda, con taciti significati definiti dalle immagini, non dalle parole. Il suo stile è stato in principio di difficile comprensione da parte di un pubblico inizialmente dislessico di fronte al suo linguaggio narrativo. I primi film erano privi di colore e di dialoghi eloquenti, perché basati sulle immagini e sui movimenti della macchina da presa atti a suscitare stati d'animo come isolamento, alienazione, solitudine e nostalgia. Antonioni ha dichiarato: "Se nei miei film parlo di alienazione, è quella dei personaggi, non la mia". Forse credeva in questo concetto, o forse voleva ignorare una remota premonizione dei venti anni di silenzio che sarebbero seguiti alla malattia, durante i quali egli è rinato come artista prolifico nei colori e nella gamma dell'astrazione espressiva.
Da artista svolge un lavoro ambizioso, instancabile, silenzioso, ma il suo pensiero è in technicolor.
Come la macchina da presa, la pittura è per lui uno strumento per scolpire un significato.
Il suo senso di astrazione espressiva ha trovato una voce senza età in rinata vitalità, poiché i colori diventano i personaggi che lui dirige facendoli danzare nella sua luce.
Le opere su tela violano l'austerità e l'isolamento del suo stile cinematografico, in quanto le tonalità dei colori esprimono a gran voce condivisione, vibrazioni, vita e speranza. È come se avesse cambiato il suo punto di vista, come se la sua anima antica fosse un prisma che scinde la luce in elementi che egli stesso ricompone in un concerto di colori e poemi visivi.
Noi medici di oggi siamo consapevoli di quanto l'arte sappia curare l'anima in un corpo che si sta riprendendo dalla malattia. Questa filosofia incarna la terapia dell'arte ed è una formula che riafferma la vita proprio quando questa viene a trovarsi di fronte all'inevitabile morte.
Quando una persona scopre dentro di sé l'artista e produce arte, ha l'opportunità di lasciare qualcosa di se stesso agli altri, un'eredità nel suo significato di eternità.

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