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L'alfabeto e il catechismo. La diffusione delle scuole di mutuo insegnamento nello Stato Pontificio (1819-1830)

Fabrizio Serra Editore

Pisa, 2006; br., pp. 344, ill. b/n, cm 17x24.
(Univ. Macerata. Fac. Sci. della Formazio. 3).
(Collana di scienze della formazione).

collana: Univ. Macerata. Fac. Sci. della Formazio

ISBN: 88-8147-373-9 - EAN13: 9788881473731

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.78 kg


Il metodo didattico ideato dagli inglesi Bell e Lancaster, conosciuto più comunemente col nome di mutuo insegnamento, registrò tra la fine del Settecento e i primi anni dell'Ottocento una considerevole diffusione in Europa ed anche in Italia, dove fece la sua comparsa nel 1817. Esso si diffuse in particolare in quei territori in cui la presenza di una solida tradizione pedagogica di matrice cattolico-liberale e le condizioni di arretratezza in cui versavano le istituzioni scolastiche locali avevano gettato le basi per il diffondersi di una cultura del rinnovamento dell'istruzione e dei metodi di insegnamento, nonché del graduale superamento e abbandono delle esperienze e delle pratiche didattiche legate alla società di ancien régime. Espressione di un particolare momento storico, nel quale confluivano tensioni sociali, istanze di rinnovamento religioso, esigenze di trasformazione delle strutture economiche e degli ordinamenti istituzionali e politici, aspirazioni liberali e democratiche, le scuole di mutuo insegnamento riflettevano, a loro volta, l'accresciuta percezione, da parte degli esponenti più lucidi e consapevoli dell'aristocrazia e della borghesia di orientamento liberale, della necessità di promuovere una più larga diffusione dell'alfabeto e della prima istruzione tra le classi popolari, tanto nelle aree rurali quanto nei centri urbani, segnati ambedue da profondi fenomeni di trasformazione. Il volume illustra la nascita e lo sviluppo di tali scuole nei territori dello Stato Pontificio, che avevano subìto le disastrose conseguenze dell'invasione napoleonica e che, fin dal 1814, furono fatti oggetto di una energica politica di riorganizzazione promossa da Pio VII. Una robusta rete di queste scuole nacque, a partire dal 1819, in Umbria (in diverse località delle diocesi di Assisi, Città di Castello, Foligno e Spoleto) e nelle Marche (Pesaro, Macerata, Urbino e Ancona): esse, da un lato, furono sostenute sia da una parte del clero sia dalle amministrazioni comunali, ma dall'altro, in non pochi esponenti dell'episcopato, suscitarono diffidenze e critiche, per il timore che, attraverso di loro, potessero tornare a diffondersi, fra le masse popolari, quelle idee rivoluzionarie delle quali erano note le conseguenze. La complessa vicenda dell'introduzione e dei difficili sviluppi delle scuole lancasteriane nello stato Pontificio ha suscitato, da parte degli storici dell'educazione e della scuola, un'attenzione assai marginale. La presente indagine si propone di colmare, almeno in parte, tale lacuna, basandosi su un'ampia documentazione inedita conservata nell'Archivio Segreto Vaticano e in diversi altri archivi di carattere nazionale e locale, documentazione che viene qui pubblicata in una ricca appendice documentaria.

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