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Carla Fracci. Immagini 1996-2005

Le Lettere

A cura di Baldini L. e Manicone C.
Firenze, 2005; br., pp. 143, ill., cm 12x24.

ISBN: 88-7166-938-X - EAN13: 9788871669380

Soggetto: Fotografia,Società e Tradizioni

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.65 kg


Questo libro è come un castello di destini e di sguardi incrociati. Vi confluiscono molte storie: di artisti, di spettatori, di teatri. Ma soprattutto è la storia di una ballerina, Carla Fracci, tra le più grandi del Novecento, seguita nelle tappe dell'ultimo decennio da una fotografa artista, Lucia Baldini, che è a sua volta un caso raro. Perché sono pochi i fotografi che riescono a tradurre in immagini la danza senza pietrificarla, e cogliendone invece il mistero. Lucia Baldini arriva con l'obiettivo fotografico al cuore della scena che accade davanti a lei. Ha confessato una volta che a guidarla non è la plasticità dei corpi, o la geometria che essi creano nello spazio, o l'espressione dei volti, ma la musica. È la musica a stabilire la frazione di tempo più propizia allo scatto. In tal modo l'immagine che noi vediamo non giunge come qualcosa di esterno, ma germina dalla medesima necessità espressiva che determina la rappresentazione.
E tuttavia tutto questo non sarebbe possibile senza una intesa straordinaria tra chi guarda e chi è guardato.
Alla metà degli anni Novanta, che è più o meno il tempo in cui questo libro ha cominciato a farsi, l'avventura che qui si racconta era tutt'altro che prevedibile. Carla Fracci, già da lungo tempo ai massimi livelli internazionali, così come hanno fatto in passato altre grandi ballerine, avrebbe potuto scegliere uno o due ruoli dei suoi più significativi e continuare a danzare solo in quelli, fin tanto che fosse stata per il pubblico un emblema riconoscibile. Ma la grande ballerina classica, l'interprete che per tanti si identifica con la Giulietta e la Giselle della loro vita, non ha voluto trasformarsi nell'icona di se stessa e si è posta un traguardo diverso. Che poi, a ben vedere, non è tanto un traguardo, quanto piuttosto un modo d'essere, la fedeltà a uno stile, l'obbedienza alla regola di mettersi ogni giorno in discussione alla sbarra e sulle tavole del palcoscenico. Ma è anche questa una circostanza che rende esaltante l'esperienza di Carla Fracci, che nella sua mai appagata ansia di ricerca ha sempre attinto in profondità, come ancora farà in futuro, all'inesauribile fonte dell'Essere donna.
È bello scoprire, con Lucia Baldini, come la fotografia, oggi così propensa a pubblicizzare i fasti dell'apparenza più che a rappresentare l'essere, in realtà non abbia perso la capacità di cogliere immagini della vita interiore. Forse all'origine di tutto c'è lo stesso atteggiamento amoroso che ha accompagnato Carla Fracci nella sua lunga carriera.

Enrico Gatta



La prima immagine dell'eleganza - e della bellezza - in movimento mi ha raggiunta da ragazzina. Ed è un ricordo che si lega anche ai miei primissimi passi nel mondo della fotografia. Quando ci ripenso, è come andare a rispolverare un segreto: in sala avevamo il televisore, e una sera lo schermo fu tutto per lui, in bianco e nero. Guardare Fred Astaire muoversi fu essere presi da una specie di ipnosi: era qualcosa, insieme, di entusiasmante e di struggente. E io desideravo essere in quel ballo. Così, ho cominciato a far parte delle coreografie fotografandole.
Qualcuno deve avermi detto che da un artista non si possono pretendere più di due o tre ossessioni in una vita: le mie, da quella sera, furono subito chiare. Il movimento, la musica, il corpo che crea - con la danza, ma anche con la parola, e il suono.
E quindi eccomi: tra concerti, musicisti, teatri e ballerini.
Da una parte la Materiali Sonori, l'etichetta indipendente di cui ho condiviso le sorti per oltre venti anni, e da l'altra la voglia di far parlare il mio sguardo. Ho incominciato a macinare chilometri: il tango aveva quella capacità singolare di parlarmi di me, senza che io domandassi. 3 anni di scatti, e poi, nel 1995, Giorni di tango; la mostra inizia a girare per l'Italia. Il libro la segue a ruota.
E' un anno speciale: fotografa di scena in Omaggio a Nijinsky con Carla Fracci, inizio con lei un nuovo viaggio, che porta prima ad un calendario (nel 2000) e poi getta le basi per un nuovo libro, che mi accompagna proprio in questi giorni verso il racconto di dieci intensi anni di collaborazione.
Nel frattempo, il tango chiama di nuovo: a Lisbona, nel teatro Trindade, la mostra viene ospitata dall'Istituto Italiano di Cultura e dall'Ambasciata Argentina.
Dai palcoscenici ben strutturati, mi infilo nei luoghi delle milonghe: è il tempo di Anime Altrove, dove di nuovo il tango è un pretesto per raccontare intimità e percorsi emotivi.
Ma presto è anche il tempo di seguire un'altra storia, fatta di musica e di poesia: nelle piazze, nei paesi, La Banda improvvisa trasforma un sogno popolare nel racconto dei destini e delle generazioni che si incrociano dietro spartiti, leggii e trasferte. Le immagini del libo raccontano gli sguardi, la musica, la forza e la gioia dei "cinquanta angeli musicanti sospesi su un cielo di note".
E Tangomalia, l'altro lavoro che esplora il mondo dell' "abbraccio" tra immagini e scritti, sta muovendo i suoi primi passi proprio in questi giorni.
Ma saranno ancora altri volti, altra musica, a condurmi verso nuovi luoghi dell'eleganza e della bellezza.

Lucia Baldini

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