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La "Salomè" del Romanino e altri Studi sulla Pittura Bresciana del Cinquecento

Bertoncello Artigrafiche

A cura di Savy B. M.
Cittadella, 2007; 2 voll., br., pp. 728, 385 ill. b/n, 151 tavv. col., cm 26x33,5.
(Università di Padova. Dipartimento di Storia delle Arti Visive e della Musica. Pittura del Rinascimento nell'Italia Settentrionale. 9).

collana: Università di Padova. Dipartimento di Storia delle Arti Visive e della Musica. Pittura del Rinascimento nell'Italia Settentrionale

ISBN: 88-86868-25-1 - EAN13: 9788886868259

Soggetto: Opere d'Arte,Pittura,Pittura e Disegno - Monografie,Saggi (Arte o Architettura)

Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento

Luoghi: Lombardia

Extra: Affreschi

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 4.64 kg


Il volume raccoglie il frutto di oltre trent'anni di studi condotti dall'autore sulla produzione dei tre grandi protagonisti della pittura bresciana del Cinquecento: Romanino, Moretto e Savoldo. In grande parte inediti, o solo parzialmente pubblicati, questi contributi delineano nel loro complesso un diverso profilo della pittura bresciana, nel quale i valori della tradizione locale vengono costantemente rapportati ed intrecciati alle sollecitazioni provenienti, da una parte, dalla Venezia di Giorgione e Tiziano, dall'altra dalla Milano di Leonardo, Bramante e Bramantino. La peculiare fisionomia della scuola bresciana è però, non meno, il risultato di una forte esposizione al fascino della cultura d'oltralpe e di un coinvolgimento, sullo scorcio del secondo decennio, nella temperie eccentrica che attraversa, in una fitta trama di scambi e relazioni, dei vari centri della pianura padana, come Cremona o Ferrara.
È in questa prospettiva che si svolgono la formazione e la prima attività di Romanino dalle opere d'esordio (c. 1506) fino al grande episodio degli affreschi per il duomo di Cremona (1519), uno dei più fervidi crocevia della stagione anticlassica. Al centro di questo periodo è il capitolo padovano (1512-1514), che segna la definitiva assimilazione da parte del pittore della "maniera moderna" dei veneziani ed il suo ruolo di protagonista del tizianismo di terraferma.
Nell'orbita di Romanino si svolge anche la prima attività di Moretto, tra il 1512 circa ed il 1517-1518, quando con le grandi ante d'organo, oggi a Lovere, anch'egli paga il proprio tributo alla pittura veneziana ed alla temperie degli eccentrici. Già in queste prime opere, tuttavia, si intravedono i segni di un linguaggio originale che agli inizi del terzo decennio conduce alla riscoperta del lume laterale. Moretto recupera in questo modo i valori pittorici ed i più intimi contenuti umani di quella tradizione che discende dal magistero di Vincenzo Foppa, capostipite della pittura lombarda, aprendosi anche al dialogo con Savoldo, il primo dei tre bresciani ad essersi posto il problema di Leonardo.
A questo momento risalgono sia il San Girolamo di Stoccolma, sia l'Ultima Cena per la cappella del Sacramento in San Giovanni Evangelista, a Brescia dove si esplicita il confronto con il Cenacolo di Leonardo.

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