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La forma tangibile. La nozione di organismo nell'opera di Louis I. Kahn dalla svolta di Roma al progetto di Venezia

Franco Angeli

Milano, 2017; br., pp. 258, cm 15,5x23.
(Nuova Serie di Architettura. 41).

collana: Nuova Serie di Architettura

ISBN: 88-917-5066-2 - EAN13: 9788891750662

Soggetto: Architetti e Studi,Saggi (Arte o Architettura),Urbanistica e Viabilità

Periodo: 1960- Contemporaneo

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.6 kg


Questo testo propone un'interpretazione originale dell'opera di Louis I. Kahn in uno dei suoi periodi più fecondi e problematici, durante il quale viene elaborato un particolare metodo progettuale basato su un inedito rapporto con la storia. Il tema non è certo nuovo, ma nuovissimo è l'approccio dell'autrice basato su riflessioni che entrano nel vivo del problema progettuale visto con gli occhi dell'architetto: come progettava Kahn, a quali principi si riferiva in concreto, perché è ancora attuale la sua lezione. Al contrario di molta letteratura sull'opera di Kahn, ormai ampiamente consolidata, che prende in esame gli archetipi posti alla base dell'invenzione delle forme (archetipi riconosciuti in un passato idealizzato ed astratto, quindi metastorici), La forma tangibile propone come fondamento dell'invenzione kahniana l'apparizione di una nozione di organismo costruttivo spaziale che spiega come l'architetto abbia prodotto forme legate indissolubilmente alla storia senza mai imitare, citare o semplicemente evocare una sola architettura antica. La comparsa di questa nozione è certamente propiziata dall'insegnamento ricevuto da Kahn nell'ambiente culturale di Philadelphia, a partire dai metodi didattici praticati da Paul Cret, professore di formazione Beaux Arts la cui profonda influenza sul maestro estone è stata intuita da alcuni critici, ma che qui viene indagata nel corpo vivo delle sue lezioni, dei documenti di archivio, delle sue opere che sembrano contenere a volte, dietro la rigidità accademica, il sostrato metodologico delle costruzioni kahniane. A partire da un lavoro rigoroso di documentazione e di studio sull'esperienza kahniana nel ventennio tra il 1930 e il 1950, il testo getta anche nuova luce sul rapporto tra l'opera di Kahn e il movimento moderno. Le tesi sostenute sono verificate attraverso alcuni casi studio tra i quali quello del Palazzo dei Congressi per Venezia, opera sulla quale l'autrice propone una lettura a scala urbana basata su materiali in gran parte inediti. Supportato dalla convinzione profonda che il più primitivo tra gli istinti dell'uomo sia quello alla bellezza, Kahn era solito affermare che "dalla bellezza viene la meraviglia e dalla meraviglia la realizzazione che la forma è costituita da elementi inscindibili, da parti che non si possono separare".

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