Leonardo e i Leonardeschi
Il Sole 24 Ore Libri
Milano, 2007; br., pp. 384, ill. col., tavv. col., cm 23x28,5.
(I grandi maestri dell'arte. L'artista e il suo tempo. 9).
collana: I grandi maestri dell'arte. L'artista e il suo tempo
Soggetto: Pittura e Disegno - Monografie
Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento
Testo in:
Peso: 2.05 kg
Anche se la pittura non costituì certo l'occupazione principale di Leonardo né la ragione prima del successo riscosso inizialmente presso le corti dell'Italia centrosettentrionale e successivamente presso il governo della Repubblica fiorentina e della Milano francese, egli seppe comunque indicare anche in questo campo una strada di ricerca estremamente innovativa. Anziché riprodurre il mondo visibile assoggettandolo alle leggi dell'intelletto e ai principi della prospettiva, Leonardo cercò - partendo dalla conoscenza e dallo studio degli aspetti e dei processi dinamici della natura - di ricrearlo come spazio continuo e in perenne trasformazione; nei ritratti egli seppe affrancarsi dall'impostazione araldica della tradizione cortese per aprirsi all'esplorazione psicologica. Per quanto si sia soliti pensare a Leonardo come ad una personalità eminentemente fiorentina - e sia indubbio che la presenza toscana dell'artista e delle sue opere abbia molto contribuito, seppure attraverso percorsi non sempre lineari, alla crescita dei grandi maestri del Cinquecento - fu Milano, dove l'artista trascorse la maggior parte dei suoi anni, il luogo in cui il suo linguaggio ebbe il seguito maggiore: inizialmente nella cerchia assai ristretta degli allievi ( Giovanni Antonio Boltraffio, Marco d'Oggiono, Francesco Napoletano), in seguito anche su alcuni rappresentanti della più consolidata tradizione lombarda (Maestro della Pala Sforzesca). Fu però dopo la partenza di Leonardo da Milano, alla fine del Quattrocento, che il richiamo esercitato dalle sue opere divenne calamitante sia per alcune personalità gravitanti tra l'ambito milanese e quello veneto ( Andrea Solario, Giovanni Agostino da Lodi), sia per la generazione dei più giovani pittori ( Cesare da Sesto, Giampietrino, Bernardino Luini): quest'ultimi innestarono la lezione leonardesca, vivificata poi dalla rinnovata presenza del maestro in Lombardia, con i nuovi stimoli provenienti dalla cultura centroitaliana pervenendo a risultati diversificati sul piano linguistico, ma accomunati dalla condivisione di un unico e altissimo modello di riferimento.