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Francesco Conti (1681-1760)

Edifir

Firenze, 2010; ril., pp. 408, ill. b/n e col., tavv., cm 24x28,5.
(Monografie).

collana: Monografie

ISBN: 88-7970-475-3 - EAN13: 9788879704755

Soggetto: Pittura,Pittura e Disegno - Monografie,Saggi (Arte o Architettura)

Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento

Luoghi: Firenze

Extra: Barocco & Rococò

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 2.05 kg


La mia scoperta di Francesco Conti risale a molti anni fa, e precisamente quando nelle ricognizioni che facevo in Toscana vidi nella pieve di Sant'Andrea a Montecarlo presso Lucca la Madonna col Bambino e i Santi Silvestro, Paolo e Caterina d'Alessandria. Questa pala d'altare attraeva l'attenzione per la vivacità della resa pittorica e per relegante distribuzione delle luci e dei colori in una composizione che sapientemente si adeguava alle difficili misure della pala d'altare. Posso precisare all'incirca quali erano gli anni poiché la segnalai per la mostra degli Ultimi Medici. Si era intorno al 1974 quando la stavano organizzando, sfidando l'opinione diffusa, alcuni appassionati scopritori di quella pittura fiorentina che era quasi sconosciuta perché non apparteneva all'amato Rinascimento.
Il progetto dell'esposizione, elaborato dal comitato di cui anch'io facevo parte, si estendeva nel Settecento fino al Ferretti e io pensavo che anche il Conti potesse esservi considerato. Segnalai il pittore e il quadro di Montecarlo a Gerhard Ewald che era il capocordata nella preparazione della mostra. Ma la sua risposta fu negativa, e doveva avere le sue ragioni. Evidentemente doveva conoscere del Conti qualche dipinto triste per ragioni di soggetto, e non soltanto.
Io continuai invece a registrare i miei incontri col pittore nelle chiese, e a riconoscerlo per le costanti della sua maniera raccogliendo i materiali per la monografìa che intendevo fare. Qualche anno dopo acquistai per poche lire il suo bozzetto con San Francesco sorretto dagli angeli e potei avere costantemente sotto gli occhi la sua maniera che nel piccolo è scoppiettante di colpi di colore e di luci, in quella creativa ricerca che è stata in seguito rivelata dal Chiarini anche nei disegni. Le sue notevoli capacità compositive ed espressive che lo distinguono per la varietà sempre controllata e costante dai fiorentini coevi, sia dal gruppo sagrestanesco che dal Ferretti, si collegano a esperienze romane. Ma non mancò di ispirarsi talvolta a insigni modelli fiorentini del Cinquecento. E specialmente nelle opere giovanili non rinunciava anche nei soggetti severi a inserire putti o angioletti visti con lo spirito grottesco e fiorentino di Alessandro Gherardini.
Nella Firenze della prima metà del Settecento il Conti fu il principale fornitore di quadri per le chiese, dapprima per la città, in seguito per i centri minori. Se esaminiamo il succedersi delle commissioni che si scalano una, se non due per anno, ci rendiamo conto che fu un artista puntuale e veloce, ben organizzato e quasi sempre all'altezza del compito affidatogli e, ovviamente, del compenso. Ma ben più ampie notizie e riflessioni il lettore troverà in questo libro, nel quale l'autore, a cui proposi questo tema per la tesi di laurea, affronta con competenza e passione le vicende della vita e dell'attività di questo pittore e ogni aspetto della sua arte.
Mina Gregori

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