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L'avvocato non difende cause ingiuste. Ricerche sulla deontologia forense in età medievale e moderna. Vol. 1: Il medioevo

Giuffrè Editore

Milano, 2012; br., pp. XII-284, cm 17x24.
(Università degli Studi di Milano. Facoltà di Giurisprudenza).
(Univ.Milano-Fac. di giurisprudenza).

collana: Università degli Studi di Milano. Facoltà di Giurisprudenza

ISBN: 88-14-17375-3 - EAN13: 9788814173752

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.52 kg


Il libro individua alcuni presupposti dell'attuale deontologia forense e ripercorre l'evoluzione della regola professionale nella quale si compendia il ruolo dell'avvocato nell'amministrazione della giustizia. Nell'età del diritto comune, tale regola venne ricondotta al divieto di difendere cause ingiuste. La riflessione sul tema era stata preceduta dal dibattito sull'obbligo del giuramento, che richiamava l'avvocato al rispetto dei doveri fondamentali della professione e che era imposto, in forme diverse, sia dalla compilazione giustinianea, sia dalle legislazioni canonica, regia e statutaria. La generalizzata inosservanza dell'obbligo del giuramento da parte del ceto forense indusse la dottrina giuridica e teologica non solo a denunciare gli abusi della prassi giudiziaria, ma anche ad elaborare autonomamente il contenuto del divieto di difendere cause ingiuste. Ad impegnare la dottrina fu soprattutto la definizione del concetto di causa ingiusta, su cui si fondava la regola e dalla quale dipendeva la possibilità dell'avvocato di assumere il mandato difensivo, che oscillò fra soluzioni che limitavano la categoria alle cause giuridicamente infondate a soluzioni che, invece, vi ricomprendevano anche quelle sostanzialmente ingiuste.

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design e realizzazione: Vincent Wolterbeek / analisi e programmazione: Rocco Barisci