La kabbalah e la tradizione critica
Edizioni SE
Traduzione di Diacono M.
Milano, 2014; br., pp. 120, cm 13x22,5.
(Testi e Documenti. 230).
collana: Testi e Documenti
ISBN: 88-6723-095-6
- EAN13: 9788867230952
Periodo: 0-1000 (0-XI) Antico,1000-1400 (XII-XIV) Medioevo
Testo in:
Peso: 0.185 kg
"La grande lezione che la Kabbalah può dare all'interpretazione contemporanea è che il significato, nei testi tardivi, è sempre un significato errante, proprio come gli ebrei tardivi erano un popolo errante. Il significato erra, come la sofferenza umana, o come il peccato, da testo a testo, e, all'interno di un testo, da figura a figura. Ciò che governa questo errare, questo essere nell'errore, è la difesa, la stupenda necessità della difesa. Poiché non soltanto l'interpretazione è una difesa, ma il significato stesso è una difesa, e così il significato erra per proteggersi. Etimologicamente, "difesa" si riferisce a "cose vietate", a "proibizione", e possiamo congetturare che la difesa poetica sorga in stretta alleanza con le nozioni di violazione e trasgressione, che sono essenziali per la presentazione di sé da parte di ogni forte poeta nuovo. Nella tradizione ebraica, ogni rappresentazione letteraria partecipava della trasgressione, a meno che non fosse canonica. Ma l'Esilio costituisce uno stimolo profondo al desiderio umano di rappresentazione letteraria. La Kabbalah è una dottrina dell'Esilio, una teoria dell'influenza concepita per spiegare l'Esilio. L'Esilio, in un contesto puramente letterario, migra dalla categoria di spazio a quella di tempo, per cui l'Esilio diventa Tardività. Dopo l'Esilio dalla Spagna, la Kabbalah intensificò la propria visione della Tardività, intensificazione culminata nel mito luriano.