Il Vento del Vanto
Genesi
Torino, 2015; br., pp. 72.
(Le Scommesse. 427).
collana: Le Scommesse
ISBN: 88-7414-487-3
- EAN13: 9788874144877
Testo in:
Peso: 0.35 kg
Iulia Bocchio, giovane poetessa che tuttavia non è più agli esordi, ma che ha già alle spalle un'esperienza di scrittura individuata dalla critica, ha il coraggio di fare la scelta giusta e di chiedere alla poesia di tentare la ribellione, lo strappo, il sublime, l'extraordinaire. Che farsene della logica piana? del raccontino breve? della testimonianza scontata? dell'emozione anodina? Sarebbe il borbottio di una pentola di ribollita sul fuoco: cioè un vapore maleolente che ristagnerebbe nell'aria, in quello stesso elemento che, al contrario, la poetessa pretende che palpiti di un respiro coraggioso e ribelle, magari di zolfo e di fuoco ovvero anche di magnificenze paradossali e barocche, purché ingegnose e inusuali. La poetessa chiede alla poesia di trasmettere la sensazione di "vano vanto del vento", o di qualcosa altro di simile, stante il fatto che la citazione potrebbe anche derivare da un compulsare e un aggregare frettoloso - e non autorizzato - di parti diverse degli scritti che abbiamo sotto gli occhi. È fondamentale però ricostruire il significato del trinomio appena citato, il quale potrebbe essere considerato la santa barbara della poetica di Bocchio. Per prima cosa, la poesia deve essere una vanità. Lo deve essere non già nel senso plumbeo e pessimistico dell'esistenzialismo più nero, per cui tutto è vano, tutto è inutile, tutto è un desolato deserto di esperienze gratuite ed equipollenti: una cenere soffocante e ricoprente l'intera vita umana. Al contrario, la vanità di Bocchio è la leggerezza e la levità dell'essere: la sua imprendibilità, indicibilità, inafferrabilità. Nessuna moneta può comprare la poesia e nessuna parola può definirla in un motto conclusivo. Da questa condizione di straordinaria possibilità di liberazione della poesia deriva la giusta constatazione del suo vanto: nessuna cosa può vantarsi come lo può fare la poesia, perché nulla ne pareggia l'assoluta libertà espressiva, affrancata da qualsiasi forma di servilismo o anche soltanto di attività utilitaristica per la vita. Infine, il vento è l'antico pneuma dei greci, lo spirito divino che anima il cosmo, l'anemo, l'aria, il movimento, cioè l'elemento più rappresentativo della vita.