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Segni particolari: nessuno

Silvia Editrice

Cologno Monzese, 2000; br., pp. 304, cm 17x24.

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.99 kg


Lo stile rivela un'autentica vena di narratore secondo un'accezione classica.
Nella PRIMA PARTE (preludio) il giovanissimo Vittorio BONETTI vive le prime esperienze, ottiene la maturità classica, inizia il servizio militare nell'Arma di Cavalleria e consegue la laurea in scienze economiche alla BOCCONI.
La SECONDA PARTE (concerto) attiene alla piena gioventù dell'Autore e s'incentra sulla sua esperienza d'ufficiale paracadutista, dall'ingresso alla Scuola di Tarquinia fino alla prova suprema del combattimento nel ridotto di Deir el Munassib (El Alamein), nei ranghi del IV FOLGORE.
Tre personaggi emergono nettamente in questo periodo. Il primo è Alberto BECHI LUSERNA. Il rapporto con il mitico comandante del IV è uno dei fondamenti della vita di BONETTI e proseguirà, dopo la tragica morte di lui, attraverso l'amicizia con la vedova, Paola BECHI PIAGGIO, e la figlia Antonella BECHI PIAGGIO VISCONTI di Modrone. Gli altri due sono Guido VISCONTI di Modrone, Duca di Grazzano Visconti e il Principe Costantino RUSPOLI di Poggio Suasa, entrambi caduti nel crogiolo di El Alamein. Il sangue di quei due eroi intrise letteralmente e indelebilmente la sahariana (e l'anima) di Vittorio.
Infine, la TERZA PARTE: il ruolo del Ten. BONETTI nella lotta con le formazioni del Corpo Volontari della Libertà. Vi si alternano momenti drammatici, come la carcerazione e la condanna a morte, ed episodi esaltanti, quali la collaborazione con l'ufficio del Servizio Strategico statunitense per la riuscita delle trattative relative alla resa dei tedeschi in Italia, la resa del Maresciallo GRAZIANI, la liberazione di Milano, in un crescendo verso il momento culminante: l'attentato (actus tragicus) che coinvolse il Ten. BONETTI mentre si accingeva a portare il Maresciallo GRAZIANI al carcere di S. Vittore, alle 08.15 del 29 Aprile 1945. Ne conseguiva una gravissima invalidità permanente, con sostanziale compromissione della capacità visiva, che segnava inesorabilmente la vita stessa.
Non è difficile comprendere come "l'actus tragicus" coincida con la conclusione del diario - racconto.

B. Gen. Giovanni Giostrai

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