Diritto e forza. La questione della regola come limite all'arbitrio giuridico
Giappichelli - Adottati
Torino, 2006; br., pp. 358.
(Recta Ratio. Testi e Studi di Filosofia del Diritto V. 11).
collana: Recta Ratio. Testi e Studi di Filosofia del Diritto V
ISBN: 88-348-6519-7
- EAN13: 9788834865194
Luoghi: Italia
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Peso: 1.72 kg
Il discorso giuridico attuale sembra aderire a una deriva culturale per la quale tutto sarebbe interpretazione. Tuttavia, si avverte sempre più l'esigenza di riservarsi la possibilità di pervenire a un giudizio in verità, di disporre di un principio che permetta una tale qualificazione del diritto e che consenta di contestarlo, ma sempre a nome del diritto. Questa riflessione intende opporsi a una concezione dogmatica per la quale la regola giuridica costituirebbe il criterio formale tramite il quale pensare il diritto. Se si intende rifiutare l'impostazione che riconduce il concetto di regola all'enunciato che, tramite la definizione, organizzerebbe la razionalità del discorso giuridico; d'altro canto la formalizzazione della nozione di regola deve escludere ogni forma di relativismo. L'identificazione del diritto con una pura espressione di forza non può che urtare con la sua stessa essenza, nella misura in cui si riconosca nel diritto l'espressione di un principio trascendente, capace di organizzare equamente le relazioni tra i soggetti e in grado di rendersi strumento primario per la realizzazione della giustizia. Giustizia e razionalità o, in altri termini, giustizia in quanto razionalità, costituiscono il paradigma della riflessione giuridico-filosofica del XVIII secolo. Tale formalizzazione, che si riferisce alla regola precisamente come ciò che può escludere e che esclude ogni arbitrio, fornisce in questo senso il quadro entro il quale una riflessione sulla regola può essere svolta.