43°51'678''N - 11°6'570''W. Diego Esposito. Monografia
Bruno Corà - Bruno. CorÃ
Gli Ori
Traduzione di Franchina J.
Testo di Bruno Corà.
Testo Italiano e Inglese.
Pistoia, 2004; br., pp. 24, 21 ill. col., cm 24x32.
ISBN: 88-7336-110-2 - EAN13: 9788873361107
Soggetto: Collezioni,Pittura,Saggi (Arte o Architettura),Scultura,Scultura e Arti Decorative - Monografie
Periodo: 1960- Contemporaneo
Luoghi: Nessun Luogo
Testo in:
Peso: 0.2 kg
Il libro raccoglie un ampio apparato fotografico e un testo critico di Bruno Corà, Zenit e nadir dello sguardo.
L'opera realizzata e presentata nel libro monografico compone un ciclo di opere, tuttora in fase di attuazione, che prende inizio nel'95, anno in cui Esposito realizza la prima opera, dal titolo Efesto, un grande blocco di granito verde Mergozzo, munito di un oculo di ottone cromato, collocata nel giardino di Villa Pasina di Asolo. Il secondo lavoro di aspetto analogo, ma di marmo verde serpentino - quello stesso adoperato per tutta l'architettura romanica toscana - è nella collezione del Museo Pecci di Prato ed è collocato nel giardino circostante l'edificio museale, in una posizione che è coincidente con la sua stessa intitolazione: 43° 51' 678'' N - 11° 6' 570'' W.Dopo queste realizzazioni, nuove versioni di tale morfologia plastica sono in fase di progettazione in California, Argentina, Germania, Corea, Giappone e Cina.
"Se si tiene conto della valenza topologica attraverso la quale Esposito ha concepito di dislocare opere in luoghi così distanti eppur traguardabili tra loro - scrive Bruno Corà - si comprende che la reciprica invisibilità induce l'osservatore di ciascun'opera a immaginare le altre e a porle in un confronto mnemonico di esclusiva facoltà mentale. L'inosservabilità simultanea non impedisce infatti a quelle opere di condividere una sensibilità che fa perno soprattutto sul pensiero piuttosto che sulla percezione meramente fisica. Inoltre, ognuno di quegli "oculi" specchianti la volta celeste riflette una vasta dimensione spaziale e, come la bocca di un pozzo, è fenomenologicamente in grado di introiettarne la latitudine, la densità e la profondità vertiginosa. La convessa forma speculare come un'orbita schiude entro la refrattarietà dell'inerzia minerale una potenzialità immaginaria di accoglienza dello spazio infinito".
"L'indicazione dettagliata della posizione di ciascuna di tali sculture - così prosegue Corà nel suo interessante saggio - è il veicolo obiettivo e induttivo di una relazione ideale che vuole essere simultaneamente compresente e ubiqua al di là della sua reale effettuabilità. Ma, come ha insegnato Dostoevskij, ciò che avviene nel pensiero appartiene già alla realtà".
Diego Esposito è nato a Teramo. Vive a Milano e a Venezia. Ha partecipato a importanti mostre in Europa, USA e Asia. E' titolare della cattedra di Pittura all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Ha al suo attivo numerose mostre personali in Italia e all'estero.
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