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Il Liber pontificalis, i longobardi e la nascita del dominio territoriale della chiesa romana

Fondazione CISAM

Spoleto, 2009; br., pp. 290.
(Istituzioni e Società. 12).

collana: Istituzioni e Società

ISBN: 88-7988-173-6 - EAN13: 9788879881739

Soggetto: Arte Libraria (Carte, Mappe, Codici Miniati),Saggi e Studi sull'antichità,Saggi Storici

Periodo: 0-1000 (0-XI) Antico,1000-1400 (XII-XIV) Medioevo,1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento

Luoghi: Italia

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 1.39 kg


Il libro é il resoconto di un'indagine tesa a dare una risposta soddisfacente a una domanda semplice: perché il papato dell'VIII secolo fu così contrario alla riunificazione politica dell'Italia sotto la sovranità longobarda? Il tentativo di capire le ragioni dei papi é passato attraverso l'esame della loro documentazione, e in particolare attraverso lo studio e la valutazione della testimonianza del celebre Liber Pontificalis, che dei fatti del tempo é fonte essenziale. La prima parte del volume si occupa appunto del Liber, dalla sua creazione negli anni venti del VI secolo fino a tutto il secolo VIII, e affronta questioni che riguardano la sua natura, i suoi caratteri e le sue finalità. L'esame é condotto ragionando sugli elementi di contenuto e di stile che il Liber offre e anche su alcuni problemi essenziali della tradizione manoscritta, sottovalutati o comunque non messi ben a fuoco dagli studi. La conclusione che se ne trae é che si tratta di un'opera molto 'impegnata', che riflette le idee e gli orientamenti non direttamente del papato, bensì dell'istituzione chiesa romana (parte-guida di un'ecumene spirituale e insieme comunità umana immersa in un mondo concreto), di cui il clero del Laterano si pone come rappresentante. Il margine di distanza che separa gli autori dai papi non é vistoso ma sostanziale, e ci permette -anzi ci impone- di considerare il Liber come una voce a sè, non identificabile automaticamente con quella dei papi, che si esprimono attraverso altre fonti, come le lettere e i testi dottrinari e normativi. Lo studio cerca perciò di sfruttare questa particolarità di origine del Liber, confrontando la vicenda del papato che esso tratteggia con quella suggerita dalla documentazione papale diretta, per valutare quanto siano diverse le immagini storiche che propongono, e quale sia il loro significato e la loro attendibilità. Dal confronto emerge che i due percorsi non sono del tutto sovrapponibili e che le indicazioni che si ricavano dalle fonti papali non sono sufficienti a spiegare l'evoluzione che appare nel Liber stesso: l'opera infatti risulta dalla fine del VII secolo arricchire le sue tematiche, migliorare lo stile, ampliare l'orizzonte di pubblico, mentre nel corso dell'VIII assume un netto carattere politico, per diventare poi un testo di vera pubblicistica nel momento di Stefano II, quando si crea il dominio territoriale della chiesa. Tutto questo corrisponde solo in parte a quanto mostrano le coeve fonti papali -in particolare l'andamento politico del Liber anticipa le posizioni dei papi-, e appare invece connesso con l'evolversi della situazione religiosa, politica e sociale della chiesa e della città di Roma: come il testo ci mostra, gli orientamenti e le aspirazioni che l'ambiente lateranense esprime attraverso il Liber maturano in rapporto alle potenzialità e alle problematiche del tempo, traducendosi in azione politica diretta solo quando al papato viene eletto un papa -appunto Stefano II- che condivide questi stessi obiettivi e sentimenti. E quindi l'evoluzione del Liber ci aiuta molto a capire la svolta politica del papato a metà secolo ottavo. E' possibile dunque, alla fine del percorso, considerare la testimonianza del Liber sui fatti politici dell'VIII secolo e 'smontarla' nei due livelli che la costituiscono, entrambi significativi per la comprensione del problema storico dell'incompatibilità tra i papi e i Longobardi: da una parte il Liber ci dà un'interpretazione che deve essere riconosciuta come ideologica -fondata sulla demonizzazione dei Longobardi, necessaria alla giustificazione morale dell'operato del papa-, dall'altra ci fa apparire, al di sotto di questa stessa lettura ideologica, un retroterra di ragioni che sono invece propriamente storiche e che denotano uno stato di separazione, reale e permanente, tra Roma e i Longobardi: di fatto é la mancanza di comunicazione profonda tra papato e regno nei due secoli di vita di questo che appare soprattutto nutrire le scelte politiche di Stefano II.

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