Le nuvole e il fulmine. Gli Etruschi interpreti del volere divino
Carmelo Malacrino
Skira
Reggio Calabria, Museo Archeologico Nazionale, 4 agosto 2023 - 14 gennaio 2024.
A cura di Iozzo M. e Malacrino C.
A cura di Carmelo Malacrino, Mario Iozzo, Barbara Arbeid.
Milano, 2024; br., pp. 192, 100 ill. col., cm 21x21.
(Archeologia, Arte Primitiva e Orientale).
collana: Archeologia, Arte Primitiva e Orientale
ISBN: 88-572-5216-7 - EAN13: 9788857252162
Soggetto: Arte dei Metalli (Bronzo, Ferro, Peltro..),Arti Decorative (Ceramica, Porcellana, Maiolica),Collezioni,Oreficeria (Argento, Gemme, Gioielli, Oro),Saggi (Arte o Architettura),Saggi e Studi sull'antichità,Scultura
Periodo: 0-1000 (0-XI) Antico
Testo in:
Peso: 0 kg
"Mentre noi pensiamo che i fulmini si verificano perché le nuvole si scontrano, gli Etruschi ritengono che le nuvole si scontrino proprio per inviare un messaggio divino". Con queste parole, Seneca nel secondo libro delle Naturales Quaestiones riassumeva la particolarità delle credenze etrusche secondo le quali le divinità influenzavano le attività umane inviando segnali che dovevano essere decodificati.
Pubblicato a corredo dell'omonima mostra, Le nuvole e il fulmine presenta oltre cento opere provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze: statue, preziosi oggetti in oro, argento e bronzo, ceramiche figurate e le caratteristiche urne cinerarie decorate con i più distintivi motivi etruschi, tra cui quello dei defunti sul coperchio.
Il volume illustra il fascino della civiltà etrusca, vista attraverso gli aspetti della vita quotidiana, dei culti e dei rituali funerari; un'attenzione specifica è rivolta alle pratiche religiose della divinazione, con particolare evidenza all'abitudine degli Etruschi di trarre presagi dal volo degli uccelli, dalle viscere degli animali e dall'osservazione del cielo con i suoi fenomeni atmosferici. Tra gli straordinari capolavori spiccano canopi, corredi funebri, la cosiddetta Mater Matuta (una statua cineraria femminile), oltre a terracotte, statuette e specchi in bronzo che testimoniano la varietà (e la diversità) del pantheon etrusco, come il bronzetto di Tinia (Zeus etrusco), quello di Menerva (Athena) o quello di Uni (Juno Sospita).
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