Manet e le origini dell'impressionismo
Il Sole 24 Ore Libri
Milano, 2007; br., pp. 350, ill. b/n e col., cm 23x28.
(I grandi maestri dell'arte. L'artista e il suo tempo. 6).
collana: I grandi maestri dell'arte. L'artista e il suo tempo
Soggetto: Pittura e Disegno - Monografie
Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno
Testo in:
Peso: 1 kg
"Esiste in Manet un istinto strategico della pittura"... Tra i tanti poeti e scrittori che hanno scritto di lui - Baudelaire, Zola, Mallarmé - Paul Valéry ha colto forse il carattere più moderno dell'arte di Edouard Manet. Manet è stato davvero uno stratega della pittura. Non soltanto per il sicuro istinto nell'uso dei mezzi pittorici, ma perché il suo talento è interamente rivolto al vero interlocutore della sua arte: il pubblico, anzi il pubblico 'universale' della Parigi di metà Ottocento. In una continua dialettica tra clamorosi insuccessi, come l'Olympia, e la più grande popolarità (tutti corrono, dopo il 1865, a vedere "il pittore del gatto nero"), l'opera di Manet può essere letta in questa estroversione, nell'incessante ricerca di un punto di contatto col pubblico, a volte assecondando e più spesso provocandone il gusto e le aspettative. Il "combat" di Manet - come lo ha definito Zola - si dipana così tra le sedi tradizionali dell'arte, come il Salon che tanto spesso lo vede rifiutato, e una straordinaria capacità di sostenere la ribalta dello scandalo per crearsi un ruolo e uno spazio autonomi, ad esempio esponendo tra i primi nel proprio studio privato. Anche per questo carisma di grande e controverso comunicatore, Manet ha rappresentato un modello per la generazione dei pittori più giovani e specialmente per gli 'impressionisti': l'opera di Monet, Renoir, Bazille, Sisley ha raccolto innumerevoli spunti dallo stile e dalla stessa capacità 'mediatica' di Manet. Un rapporto fatto di generoso sostegno e, spesso, di reciproci scambi, ma che ha finito con lo schiacciare Manet nel ruolo del precursore. Ben diverso il legame con gli artisti a lui più vicini per generazione, provenienza sociale e affinità estetiche: Edgar Degas, Henri Fantin-Latour, Alfred Stevens, James Tissot che tra salotti e caffè parigini compongono il vivido quadro della 'bohème borghese'. Tra tutti spicca il profilo di Berthe Morisot: affascinante, colta e piena di talento, Berthe non sarà mai un'allieva di Manet, come Eva Oonzalès, ma la sua musa, modella, compagna d'arte e forse di sentimento, in un connubio straordinario che vede tipicamente mescolate biografia e avventura pittorica.