Lungo le antiche strade. Vie d'acqua e di terra tra stati, giurisdizioni e confini nella cartografia dell'età moderna
Cavallera Marina
Nomos Edizioni
Busto Arsizio, 2007; ril., pp. 280, ill. b/n e col., tavv., cm 25x29.
ISBN: 88-88145-14-1 - EAN13: 9788888145143
Soggetto: Architettura e Arte Militare,Arte Libraria (Carte, Mappe, Codici Miniati),Arti Grafiche (Disegno, Incisione, Miniatura),Saggi Storici,Urbanistica e Viabilità
Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento,1800-1960 (XIX-XX) Moderno
Luoghi: Liguria,Lombardia,Piemonte e Valle d'Aosta
Testo in:
Peso: 1.58 kg
Erano quelle strade del commercio, tradizionalmente conosciute come "vie del sale" che partendo dalle coste liguri, lungo i percorsi tortuosi degli Appennini e attraverso la pianura Padana, risalivano lungo fiumi e canali navigabili o via terra verso la regione dei laghi e, da lì, valicando i passi alpini, raggiungevano i Cantoni elvetici. Strade ufficiali e strade di "sfroso", ovvero del contrabbando, ritagliate in realtà territoriali complesse, divise tra Stati, comunità e giurisdizioni diverse e numerose, dove dazi e gabelle, esenzioni e privilegi, diritti di proprietà e diritti d'uso regolamentavano il passaggio di uomini e merci.
Al centro dei saggi riuniti nel volume curato da Marina Cavallera, docente all'Università degli Studi di Milano, è infatti una serie di entità politico-territoriali emblematiche di quell'intreccio di rapporti di forza economici e istituzionali: fossero esse i centri della costa e dell'entroterra savonese e dell'Oltregiogo genovese, con la diffusa presenza di piccoli ma strategici feudi imperiali - da Mioglia a Torriglia, all'antica Campofreddo (la Campo Ligure di oggi) -; oppure piccoli centri sul Tanaro come Felizzano e Fubine in un Monferrato allora diviso tra Piemonte sabaudo e Ducato dei Gonzaga di Mantova; o Vigevano, il suo contado e la contigua Lomellina, terre anch'esse oggetto di contesa e passaggio tra casa Savoia e Ducato di Milano. E ancora, i "porti" di riscossione dei dazi lungo quella fondamentale via d'acqua verso il Nord che fu il Ticino, primo fra tutti il porto di Boffalora; o, anche qui, feudi imperiali "incistati" nello Stato milanese come Maccagno Inferiore, sulla sponda lombarda dell'alto Verbano, e feudi pontifici come la Riviera d'Orta; e poi, sul versante ora piemontese del lago Maggiore, le terre di Intra e Pallanza, proprietà di una famiglia antagonista della potentissima casata Borromeo.
Nel corso di quei secoli gli sviluppi della politica imposero un processo di definizione dei confini attraverso un "disegno" sempre più preciso del territorio che la cartografia ebbe il compito di tradurre nelle sue varie forme. E proprio alla cartografia sono ricorsi i vari contributi, facendone strumento di lettura storica nei casi studio proposti, con l'intento di cogliere sia l'antica percezione del territorio e dunque l'immagine che i cartografi ne diedero, sia le logiche, spesso complesse, di un sistema viario fatto di tanti possibili percorsi dettati di volta in volta da scelte di opportunità economica, fiscale, strategica, di maggiore o minor rischio. Da qui la grande varietà dell'apparato cartografico manoscritto e in parte a stampa, per lo più inedito, qui presentato e proveniente dagli Archivi di Stato di Genova, Torino, Milano, dall'Istituto Geografico Militare di Firenze e dall'Archivio Doria Pamphilj di Roma: mappe acquerellate e a varia scala, d'innegabile suggestione, vuoi per originalità e sorprendente libertà espressiva, vuoi per l'accuratezza esecutiva con cui furono resi nel minimo dettaglio tracciati viari, colture, città, piccole comunità e corsi d'acqua, vere e proprie "arterie" di traffico e barriere naturali assurte a protagoniste nelle carte topografiche di Sesia e Ticino. Una documentazione, questa, che altre importanti carte geografiche tutte a stampa dei secoli XVII e XVIII, conservate alla Civica Raccolta delle Stampe "Achille Bertarelli", completano in una visione territoriale d'insieme delle più ampie compagini statali. Da questa stessa Istituzione milanese provengono poi alcune vedute di località e scorci paesaggistici ancor oggi, in parte, riconoscibili e soprattutto quei soggetti "di genere" - incisioni di ambito italiano ma anche centro-europeo - che tra Seicento e primi anni dell'Ottocento ci rivelano i "modi del viaggiare" d'allora, a piedi o a cavallo, in carrozza o a dorso di mulo, su chiatte e barconi in uso nella navigazione fluviale o lungo sentieri dove non di rado i viaggiatori erano vittime di briganti.
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