"Pensionati della memoria". I volti della morte e le maschere del riso nelle novelle di Pirandello
Giorgio Pozzi Editore
Ravenna, 2011; br., pp. 220.
(Studi e testi di cultura letteraria. 3).
collana: Studi e testi di cultura letteraria
ISBN: 88-96117-16-X
- EAN13: 9788896117163
Testo in:
Peso: 1.06 kg
Nei "Pensionati della memoria", novella del 1914, Pirandello riformula implicitamente la poetica della genesi e dell'autonomia del personaggio inscenando un confronto con le ombre dei morti. I suoi personaggi-revenants hanno origine nel relativismo integrale dell'umorismo: la realtà non esiste, se non nella forma attraverso cui la nostra coscienza la percepisce; la vita, dunque, è ristretta al sentimento soggettivo e illusorio di vivere. I morti hanno perso quest'illusione, e con la propria assenza ci privano della realtà che noi avevamo per loro, in loro: cade la necessaria «reciprocità dell'illusione». E ne restiamo sgomenti: la loro morte è la nostra. Invece i cari estinti, disillusi, riacquistano realtà come «pensionati della memoria»; le ombre prendono corpo nella fantasia dello scrittore, e diventano personaggi, «esseri vivi, più vivi di quelli che respirano». D'altra parte, proprio nella morte il personaggio acquista una nuova, superiore acuità visiva, che gli permette di «capire il gioco»: finalmente, si vede morire. Il campo delle ombre diviene così il teatro delle vite dei personaggi, lo spazio dei loro sguardi e dei loro drammi; lo spazio, anche, del riso, fra grottesco e umorismo: arma collettiva d'espulsione del negativo, di smascheramento della «stomachevole pagliacciata» dell'esistenza, e allo stesso tempo via d'accesso all'oltre.