Maioliche del Quattrocento a Pesaro. Frammenti di Storia dell'arte ceramica dalla bottega dei Fedeli
Ciaroni Andrea
Centro Di
Firenze, 2004; ril., pp. 280, ill. col., 55 tavv. col., cm 22x29.
ISBN: 88-7038-404-7 - EAN13: 9788870384048
Soggetto: Arte Vetraria,Arti Decorative (Ceramica, Porcellana, Maiolica),Collezioni,Saggi e Studi sull'antichità
Periodo: 1000-1400 (XII-XIV) Medioevo
Luoghi: Umbria e Marche
Testo in:
Peso: 1.77 kg
E' composto da un cospicuo nucleo di maioliche del XIV-XVIII secolo della collezione Mazza pervenuta per acquisizione al Comune di Pesaro, nel 1857. La raccolta illustra la splendida stagione cinquecentesca del Ducato di Urbino. Tra le opere di maggior rilievo la coppa con San Giuda Taddeo lustrata da Maestro Giorgio nel 1525 e attribuita a Nicola di Gabriele Sbraghe: per l'esecuzione raffinatissima e per la poetica espressività l'opera è un vero capolavoro in maiolica del rinascimento italiano. La targa con L'Adorazione dei pastori datata 1537 e monogrammata da Francesco Xanto Avelli è un sapiente esempio della straordinaria personalità artistica di un maestro fra i più grandi della maiolica. Rappresentativa, invece, della produzione pesarese di Sette-Ottocento è la collezione Ugolini donata ai musei nel 1974. La sezione racconta la brillante attività della fabbrica Casali e Callegari attraverso la briosa esecuzione del decoro "alla rosa" e il riuscito motivo "al ticchio". Il Museo delle Ceramiche offre inoltre un'ampia panoramica di importanti manifatture pesaresi dell'Ottocento principalmente orientate verso la produzione di terraglia, bianca o marmorizzata, decorata a mano o "a riporto". Caratterizzate, poi, dallo storicismo eclettico di fine Ottocento e primo Novecento sono le opere delle fabbriche di Vincenzo Molaroni e soprattutto di Ferruccio Mengaroni. Infine, rappresentativa del gusto e dello spirito della metà del XX secolo è la produzione di artisti contemporanei - tra cui Baratti, Valentini e Wildi - che hanno sapientemente interpretato l'antica tradizione con originalità e fantasia.
DESCRIZIONE DELLE SEZIONI
Museo delle Ceramiche (6 sale)
Sala dell'istoriato
Il vasto repertorio di maioliche rinascimentali è stato organizzato in modo da mantenere distinte le produzioni dei vari centri dell'antico Ducato di Urbino. Nella sezione di maioliche di provenienza durantina, si segnalano gli albarelli della bottega Picchi e le coppe con profili di "belle donne" o con decori a trofei e candelieri. Sono presenti anche esemplari di matrice urbinate - attribuiti a Nicola da Urbino, Francesco Xanto Avelli e Orazio Fontana - e pesarese; quest'ultima produzione è ben rappresentata dalle opere della bottega di Girolamo Lanfranco dalle Gabicce e dai pittori che vi operarono.
Sala delle "raffaellesche"
La sala prende nome dalle "raffaellesche", tipologia decorativa che i ceramisti cinquecenteschi mediano dal repertorio figurativo eseguito da Raffaello nelle Stanze Vaticane. Accanto ad una ricca produzione di gruppi plastici e ad una serie di istoriati realizzati ad Urbino nella seconda metà del XVI secolo, compaiono maioliche decorate "a raffaellesche" della bottega urbinate dei Patanazzi.
Sala dei lustri
Accanto ad una coppia di piatti provenienti da Valencia e Manises, le vetrine della sala offrono una panoramica sui centri più significativi della produzione a lustro: Gubbio, rappresentata da Mastro Giorgio (si veda la coppa con San Giuda Taddeo-1525) e Deruta, con i suoi splendidi riflessi metallici e il richiamo alla pittura di Perugino e Pinturicchio.
Sala della rosa
La sala accoglie opere che testimoniano il successo e l'ampia diffusione dei prodotti ceramici eseguiti presso la fabbrica Casali e Callegari di Pesaro. Il motivo floreale è protagonista sia nella soluzione "al ticchio", sia in quella "alla rosa" che si manifesta in pezzi di particolare valore, come quelli attribuiti a Pietro Lei e Antonio Scacciani, primi pittori della Casali e Callegari. Una vetrina è poi interamente dedicata alla produzione a smalto di Francesco Ferrini Verdinelli a Monte Milone (Pollenza, MC).
Sala '800 pesarese
Il prodotto ceramico più rappresentato all'interno di questa sala è la terraglia; le sue caratteristiche di malleabilità ne consentono l'impiego in una gran varietà di forme, spesso decorate a paesaggini con alberi, casolari e rovine. Tra gli esemplari si distinguono gli scaldini, per la varietà di forme, disegni e materiali.
Sala '900
La sala ospita generalmente opere rappresentative della stagione del cosiddetto "revival" rinascimentale, reinterpretazione del cinquecentesco istoriato ad opera di Vincenzo Molaroni prima e Ferruccio Mengaroni poi (La battaglia di Massenzio). Le opere di Valentini, Baratti, Wildi e Sora offrono una panoramica esaustiva della ceramica di metà 900.
Dal 2 agosto 2003, questa sala ospita un allestimento temporaneo (fino al 31 dicembre) dal titolo "Ceramiche contemporanee d'arte. Donazioni 2003"; le opere provengono da due mostre cittadine concluse di recente: la Mostra Concorso di Ceramica d'Arte del Rotary Club di Pesaro e la mostra finale itinerante del Progetto Europeo Art.Ce.MO (Artigianato dell'arte ceramica moderna).
Opere di maggior pregio
Museo delle Ceramiche
Tra gli esemplari più pregevoli della produzione urbinate si distingue la coppa con San Giuda Taddeo (1525) attribuita a Nicola da Urbino e lustrata nella bottega di Mastro Giorgio Andreoli, e la targa monogrammata da Francesco Xanto Avelli con L'Adorazione dei pastori (1537). Nelle maioliche settecentesche decorate "alla rosa", di particolare valore sono alcuni pezzi firmati come la caffettiera marcata "C.C. Pesaro. 1776". All'interno della produzione ottocentesca, gli scaldini in terraglia si distinguono per la varietà di forme e decori. Nella sezione del 900 le due anfore di fabbrica Molaroni, i ritratti del Polidori e infine la Medusa di Mengaroni sono i più apprezzati dai visitatori.
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