Fare gli italiani. Esercito permanente e «nazione armata» nell'Italia liberale
Franco Angeli
Milano, 2011; br., pp. 224.
(I Libri di Mondo Contemporaneo).
collana: I Libri di Mondo Contemporaneo
ISBN: 88-568-3692-0
- EAN13: 9788856836929
Soggetto: Saggi Storici
Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno
Luoghi: Italia
Testo in:
Peso: 0.374 kg
L'esercito italiano, sorto all'indomani della nascita del Regno d'Italia, per oltre cinquant'anni dovette difendersi dalle accuse di essere uno strumento dinastico, dispendioso, basato su un reclutamento parziale e per questo inadatto a difendere il paese. Il dibattito si fece più acceso dopo l'introduzione, avvenuta negli anni Settanta, del modello prussiano, presentato dai suoi sostenitori non soltanto come la vera, ordinata e possibile "nazione armata", ma anche come "scuola della nazione". A cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta si ebbe un vero e proprio salto di qualità sotto l'aspetto pedagogico, con l'esperimento di militarizzazione di alcuni convitti nazionali. L'ultimo decennio del XIX secolo fu caratterizzato da un montante antimilitarismo, destinato a durare a lungo, alimentato da episodi di politica estera e dall'aggravarsi della situazione politica interna. Gli anni dell'età giolittiana videro il mondo militare in preda a un profondo travaglio culturale. Gli ufficiali italiani, anche in relazione agli eventi politici e militari internazionali sempre più allarmanti, non solo rinunciarono a ogni velleità di sostituirsi alle istituzioni civili preposte all'istruzione e all'educazione, ma ripensarono la stessa definizione di "scuola della nazione" attribuita all'esercito, che doveva tornare a dedicarsi ai compiti che gli erano propri e che i lunghi decenni di pace avevano fatto cadere nell'oblio: formare gli uomini per la guerra.