Elogio del fallimento. Quattro lezioni di umiltà
Il Saggiatore
Traduzione di Ellero O.
Milano, 2023; br., cm 15x21,5.
(La Cultura).
collana: La Cultura
ISBN: 88-428-3235-9
- EAN13: 9788842832355
Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento,1800-1960 (XIX-XX) Moderno
Testo in:
Peso: 0.48 kg
Dobbiamo prendere sul serio il fallimento. Basta con il culto del successo, con le storie di persone che ce l'hanno fatta, con l'idea che siamo tutti destinati a grandi cose. «Pare non ci sia niente di peggio al mondo che fallire - la malattia, la sfortuna, persino la nostra stupidità congenita sono nulla al confronto. Eppure il fallimento merita di più.» Da qui inizia la lunga esplorazione di Costica Bradatan tra i meandri della fallibilità umana. «Siamo, a tutti gli effetti, quasi niente.» Ciò che facciamo nella vita - che ne siamo consapevoli o meno - è un tentativo di affrontare il malessere che nasce quando comprendiamo la nostra condizione di prossimità al nulla. Non possiamo far finta di non sapere che quel lampo di luce che è la nostra vita esiste tra due istanti di tenebra e che ciò che ha avuto inizio è destinato a una fine. Bradatan analizza i diversi ambiti del fallimento: fisico, politico, sociale e biologico. Nel corso della storia vari pensatori si sono allontanati dalla spinta ossessiva verso il successo mondano per fare i conti con la disfatta, ed è proprio da loro che il filosofo inizia il suo elogio. Simone Weil mal tollerava le storie felici e si sentiva sempre «fuori posto». Il Mahatma Gandhi ricordava sempre a se stesso: «Posso imparare solo quando inciampo e cado e sento il dolore». Emil Cioran considerava l'inazione l'unica risposta logica a un'esistenza priva di senso. Bradatan non mira mai a insegnarci come «fallire meglio», ma piuttosto a pensare che il fallimento fa parte della natura umana e solo affrontarlo costantemente ci permetterà di vivere una vita più significativa attraverso la via dell'umiltà.