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Antonio Molinari

Edizioni dei Soncino

Soncino, 2005; ril. in tela, pp. 334, 143 ill. b/n, 58 tavv. col., cm 25x35.
(I Cardini).

collana: I Cardini

Soggetto: Pittura e Disegno - Monografie

Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento

Luoghi: Veneto

Extra: Affreschi

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 2.57 kg


È il momento in cui l'artista riflette, in un confronto serrato, sui modelli di Zanchi e di Loth, incominciando a mostrare autonomia di linguaggio nella quale emerge progressivamente la propria personalità, ormai slegata da condizionamenti di carattere tecnico. L'apprendistato sembra ormai finito.
Nè è l'esempio una Benedizione di Isacco, per scegliere un tema ancora legato alla cultura della generazione degli anni Trenta, che rielabora con minime varianti le analoghe composizioni dei primi tenebrosi. Rispetto ai modelli, Molinari emenda gli sgrammaticati incastri di Zanchi e scioglie le compatte anatomie di Loth in una resa più corsiva, in cui i panneggi e i profili dei volti, come quello del giovane Isacco, si addolciscono in sagome dalle forme morbidamente lavorate. Il tradizionale fondo scuro, prediletto dai vecchi tenebrosi, viene nobilitato dall'inserimento di una sorta di quinta teatrale, con la tenda ripiegata e l'attaccatura ad arco che successivamente diventerà un Leitmotiv delle sue composizioni storiche. Una cambiamento che si fa ancora più evidente nella grande tela, di analogo soggetto, dell'Ermitage, non a caso già attribuita al giovane Giambattista Pittoni.
Questo gioco di riferimenti, desunti dai maestri più anziani, si polarizza nella prima importante commissione pubblica di Molinari finora conosciuta: le due già citate tele con la Natività della Vergine e la Visitazione della chiesa veneziana dell'Ospedaletto, nelle quali risalta la fedeltà ai modelli zanchiani, anche in talune tipologie di vecchi barbuti dai nasi adunchi e dall'espressione aggrottata. Come già notato36, lo stesso schema compositivo del primo dipinto ricalca in maniera precisa, con lo spostamento di alcune figure, la tela inviata da Zanchi al santuario di Sombreno vicino a Bergamo. Se il maestro aveva adottato per la sua composizione una cromia timbrica, accesa, Molinari si mantiene invece su una tavolozza più semplificata, dai toni quasi sommessi, articolati su blu scuri fra l'oltremare e l'indaco e semplici rosso granata con punte di marrone. Si avverte soprattutto una sorta di aria domestica, familiare, attenta alla definizione 'sentimentale' degli affetti.
Proprio questa nuova emotività appare decisamente risolta nell'ansioso toccarsi delle figure femminili della Visitazione in cui si perviene a una resa più articolata delle emozioni, come già avevamo intravisto nel trepido chinarsi della vecchia fantesca del quadro di Pietroburgo, con il volto scavato da profonde gore d'ombra.

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design e realizzazione: Vincent Wolterbeek / analisi e programmazione: Rocco Barisci