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«Classi pericolose». Le matricole di Regina Coeli e la repressione penale e sociale in Italia a fine Ottocento

pbv edizioni

Foligno, 2024; br., pp. 270.
(Storia e Territorio).

collana: Storia e Territorio

EAN13: 9791281697171

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0 kg


In «Classi pericolose» in attesa di giudizio, Cristina Badon fornisce un'innovativa prospettiva del movimento anarchico, capace di suscitare, nel tardo diciannovesimo secolo, il sostegno di molti italiani. L'autrice impiega nuovi approcci di storia delle prigioni per costruire un ritratto politico e sociale di quei soggetti che, secondo le autorità dello Stato, sposarono un'ideologia radicale della rivoluzione violenta. Benché gli anarchici cercavano di finirla con l'ineguaglianza sociale abolendo lo Stato, essi erano eterogenei nelle loro credenze e metodi. Ciò è vero specialmente a Roma, in cui la classe lavoratrice era caratterizzata da un alto grado di individualismo e da un basso livello di organizzazione. Alcuni sostenevano la causa della violenza, incluso l'omicidio dei pubblici ufficiali, ma molti prefiguravano una transizione pacifica a una società di piccole comunità egualitarie. Nonostante questa diversità, gli anarchici dovettero fronteggiare successive ondate di repressione da parte della Polizia, che arrestò indiscriminatamente un largo numero di romani come persone "sospette", anche se non avevano commesso crimini.

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