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Horacio Garcia Rossi. Julio Le Parc. [Edizione in cofanetto]

Verso l'Arte Edizioni

Córdoba, Sala de Exposiciones Museísticas CajaSur, 17 ottobre - 17 novembre 2002.
Urbino, Palazzo Ducale, Mausoleo Della Rovere, 2 agosto - 14 settembre 2003.
Testo Italiano e Francese.
Cerrina, 2003; 2 voll., br. in cofanetto, pp. 190, ill. b/n e col., cm 21x27.

Soggetto: Pittura e Disegno - Monografie

Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno,1960- Contemporaneo

Luoghi: Nessun Luogo

Extra: Arte Iberica

Testo in: testi in  francese, italiano  testi in  francese, italiano  

Peso: 1.16 kg


Dopo una miriade di esposizioni più o meno importanti in gallerie private, un grande evento pubblico dedicato all'arte "cinetica" europea. Mercoledì 18 dicembre 2002 (ore 18.30), si inaugura nella magnifica cornice del Complesso Monumentale di San Salvatore in Lauro, la mostra dal titolo: "Le Parc, Garcia Rossi, Demarco e altre testimonianze in Francia e in Italia".

L'evento, di levatura europea, realizzato con il patrocinio della Regione Lazio, della Provincia di Roma, del Comune di Roma, presenta un centinaio di opere del Group de Recherche d'Art Visual (G.R.A.V) e di coloro che, in Francia e in Italia, hanno fiancheggiato o condiviso le idee del gruppo (Biasi, Munari, Lavarisco, Colombo, Costalonga, Tornquist, Finzi, Ormenese, Conti).

Il G.R.A.V. fu uno dei gruppi più importanti degli anni Cinquanta e fu a capo della cosiddetta "arte cinetica", definita da Umberto Eco "programmata" o, secondo il termine di G.C. Argan, "arte gestaltica".

La peculiarità dell'esposizione è di presentare, in un'ampia e ricca scelta di opere, l'aspetto pittorico, luministico, del Cinetismo europeo, approfondendo il tema del movimento nell'opera d'arte in relazione alle forme, ai colori e alla luce.

Il contesto in cui apparve il G.R.A.V., a cavallo degli anni '50 e '60, era quello di un Informale che oramai ripeteva se stesso e che aveva sperimentato e consumato l'idea dell'arte come espressione.
In questo clima, scrive Giovanni Granzotto nel catalogo, "una compagnia fortunata, omogenea ed incredibilmente talentuosa, di allievi del Belas Artes, con fidanzate, mogli e storie in comune, dopo essersi presa una cotta per Mondrian, decise un viaggio di studio e di contatto diretto con l'opera di un altro innovatore: Vasarely. Partirono tutti per Parigi per uno stage di qualche mese. Non tornarono più a Bueno Aires. Quei ragazzi, ricchi davvero di speranze e di sentimento d'avventura, si chiamavano: Julio Le Parc, Horacio Garcia Rossi, Hugo Demarco, Francisco Sobrino, Hector Garcia Mirando".

L'arte che nacque da questa avventura fu detta Programmata o Cinetica. Essa partecipa di quel generale interesse per il movimento che investì la seconda metà del Novecento: "nella seconda metà del secolo - scrive Maurizio Calvesi nel catalogo della mostra - la ricerca del movimento è la caratteristica più diffusa e saliente [...] e obbedisce non più soltanto all'esigenza di imprimere un ritmo alla composizione astratta, ma a quella di cercare degli stimoli percettivi che conferiscano un ruolo attivo alle forme e suscitino una risposta partecipativa allo spettatore (il responsive eye, secondo il titolo di una celebre mostra che fu tenuta a New York nel 1964)".

In questo generale interesse per il movimento, in tutto l'Occidente gli artisti "mettono in moto" le loro opere, spesso attraverso piccoli congegni elettrici: è il caso di Tinguely, Agam, Calder, Soto, Vasarely e altri. Anche il gruppo di artisti argentini residenti a Parigi, prima riuniti sotto l'etichetta "Motus" e successivamente (con l'abbandono di Demarco e Molnar e l'ingresso di Le Parc, Sobrino e Stein) sotto quella di "G.R.A.V.", crearono opere-macchine in movimento con risultati d'estrema finezza e intelligenza formale.

Ma ben presto tutta un'altra linea del Cinetismo si aprì, con risultati a volte più o meno tangenziali a quella che è stata chiamata Optical Art (poi diminuito in Op Art per sottolinearne la divergenza dalla contemporanea Pop Art). "Si tratta di composizioni a due o tre dimensioni in cui la forma e il colore appaiono dotati di una loro propria mobilità ottica, che è essenzialmente l'equivalente del cinetismo e raggiunge gli stessi effetti di finezza, di animazione e di stimolo per l'"occhio che risponde"" (Maurizio Calvesi).

Determinante per questo sviluppo del Cinetismo è stato l'incontro fra gli artisti argentini e il figlio di Vaserely, Yvaral. Da lui raccolsero le suggestioni per uno spazio pittorico in movimento grazie agli effetti ottici, alle variazioni di colore e alla variabile incidenza della luce sull'opera, movimento in certi casi determinato dalla posizione e dal moto del fruitore.

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