Machiavelli. Il conflitto e il potere. La persistenza del classico
Mimesis Edizioni
Sesto San Giovanni, 2014; br., pp. 138, cm 14x21.
(Filosofie).
collana: Filosofie
ISBN: 88-575-2119-2
- EAN13: 9788857521190
Periodo: 1000-1400 (XII-XIV) Medioevo,1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento
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Peso: 0.12 kg
Riflettere sul rapporto tra conflitto e potere a partire da Machiavelli e dal suo Principe significa comprendere perché il conflitto non può prescindere da un ordine, e che l'unità della politica è in un certo senso immanente al conflitto. Non c'è comunità umana che storicamente possa neutralizzare l'ambivalenza del conflitto: nella scena della città, in condizioni di diversificazione sociale che permea gli umori dell'agire pubblico e politico, la pluralità umana, nello spazio della contingenza e nel tempo dell'evento, genera conflitti. Nella "contraddizione antropologica" che lo contraddistingue, l'uomo è produttore di inquietudine, perché è vicissitudine del mutamento: egli è protagonista dell'inquieto conflitto. Per il vivente umano c'è tensione continua tra politica, unità, ordine, conflitto e potere. Pertanto, la certezza che il conflitto e il potere pervadano la "realtà effettuale" dell'umano è antropologicamente, politicamente e storicamente evidente. Ciò che occorre dirimere è il legame tra la politica come conflitto e la politica come conoscenza di questo conflitto. Nello sguardo della filosofia politica, il "gesto rivoluzionario" di Machiavelli consiste nel fatto che egli non deplora la divisione, i tumulti, i conflitti, non vede in essi una scissione destinata ad essere superata, ma li concepisce anche come il principio e il motore della libertà, ecco perché egli fa l'"elogio del conflitto", che dà vita a una comunità politica...