Raffaello e la sua scuola
Il Sole 24 Ore Libri
Milano, 2007; br., pp. 384, ill. col., tavv. col., cm 23x28,5.
(I grandi maestri dell'arte. L'artista e il suo tempo. 14).
collana: I grandi maestri dell'arte. L'artista e il suo tempo
Soggetto: Pittura e Disegno - Monografie
Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento
Testo in:
Peso: 2.05 kg
Il nome di Raffaello, in assoluto uno dei più grandi maestri del Rinascimento italiano, è spesso associato per contrasto a quello di Michelangelo, l'artista che nel contesto della Roma pontificia fu il suo unico grande rivale. Le differenze più significative tra questi due straordinari maestri riguardano in primo luogo le loro personalità, il loro diverso temperamento. Sin dalle prime testimonianze storiografiche e letterarie Michelangelo incarna infatti l'immagine dell'artista saturnino ("La mia allegrezza la maninconia,/ e'I mio riposo son questi disagi...", ebbe a dire di sé in un passaggio memorabile delle Rime), mentre Raffaello è socievole, affabile, incredibilmente ricettivo allo stimolo del lavoro degli altri artisti ("visse più da principe che da artista", scrisse di lui Vasari). L'opposizione dialettica tra i due implica naturalmente una forte semplificazione, ma allo stesso tempo consente di porre l'accento su un aspetto cruciale della loro personalità. Il temperamento essenzialmente malinconico di Michelangelo e la natura solitaria e incomunicabile della sua arte hanno significato per lui l'impossibilità di creare una 'scuola', e anche il suo rapporto privilegiato con alcuni più giovani artisti non si può definire di discepolato ma piuttosto di amicizia. Tra le principali qualità di Raffaello invece sta proprio la sua capacità di attingere al linguaggio figurativo dei maestri a lui contemporanei rielaborando gli aspetti più significativi della loro maniera in tempi rapidissimi per poi tradurre il tutto in una lingua piana e accessibile, comunicabile non solo ai suoi seguaci ma anche agli artisti delle generazioni successive. E' per questa ragione che per comprendere l'importanza di Raffaello e misurare la reale portata del suo linguaggio pittorico sulla cultura figurativa successiva è necessario mettere a fuoco il metodo rigorosissimo con cui organizzava la sua bottega, il modo in cui trasmetteva il mestiere ai "garzoni", e le personalità più rilevanti tra questi: da Giovan Francesco Penni, che passa in pulito i disegni ed è chiamato non a caso il Fattore, a Giulio Romano, che è il suo braccio destro, da Giovanni da Udine, specializzato in stucchi e grottesche, fino ai più giovani Perino del Vaga e Polidoro da Caravaggio. E' attraverso di loro che la "maniera moderna" si diffonderà, dopo la morte del maestro e dopo il tragico evento del Sacco di Roma, da un capo all'altro d'Italia.