Domenico D'OOra. Opere. Folini Arte Contemporanea
Domenico D'Oora
Silvia Editrice
Traduzione di D'Orazio L.
Chiasso, 16 dcembre 2005 - 4 febbraio 2006.
Testo Italiano e Inglese.
Cologno Monzese, 2005; br., pp. 96, ill. b/n, tavv. col., cm 21x30.
ISBN: 88-88250-40-9 - EAN13: 9788888250403
Soggetto: Pittura e Disegno - Monografie,Saggi (Arte o Architettura)
Periodo: 1960- Contemporaneo
Luoghi: Nessun Luogo
Testo in:
Peso: 0.48 kg
Dopo quasi vent'anni di meditazioni intorno alle geometrie costruttive del campo pittorico, tra simmetrie e intervalli, incidenze e affioramenti, variazioni e semplificazioni dello spazio, nel recente ciclo di lavoro D'Oora s'addentra nella sensibilità del colore puro, alitante, imprendibile, sempre meno disposto a farsi guidare dai calcoli del progetto, dalle imposizioni dello spazio razionalmente misurabile.
La pittura diventa luogo di estrema sospensione, in bilico sulla memoria delle forme interiori, visione inquieta che si distacca dal mondo attraverso il movimento radente della luce che sollecita la superficie, dentro il corso improvviso del suo rivelarsi. Ciò che il pittore va affrontando non è solo la tensione interna alla soglia del visibile ma la destituzione di senso del pensiero analitico, insufficiente a colmare il divario che incontra tra la conoscenza dello spazio e il desiderio di esplorare ciò che ancora non si conosce, l'indeterminata vaghezza del colore-luce.
L'esercizio del dipingere è illimitato, non segue un percorso di regole verificabili, si addensa e si deconcentra per espandersi all'infinito, è strumento di rivelazione di altre presenze, in una sorta di segreto che evoca ulteriori slittamenti del pensiero nel respiro della materia.
L'identità' del colore va percepita nell'evento prolungato dello sguardo che si nutre di luce su luce, di trasalimenti oltre la superficie, in attesa di svelare il limite dei bordi, fino a disorientarsi negli spessori del vuoto interno alla pittura e di quello che le sta intorno, non meno decisivo per la lettura dello spazio. L'immagine non si appaga nel narcisismo delle procedure, questa iniziale necessità di misurare la costruzione pittorica non ha più alcuna utilità per la funzione dialettica che D'Oora affida al colore: farsi spazio concreto ed estensione immateriale, muoversi verso i margini non condizionato dal peso del centro, lasciar trapelare ombre parziali al cospetto della luce totale.
Oggetto della pittura è la trasformazione della materia nel velo della luce, è intuizione della forma possibile che sfugge alla comprensione immediata, in quanto ogni riferimento si annulla nella dimensione spazio-temporale del colore. Della percezione spaesante del "nulla" e del conseguente valore del "vuoto" si deve sempre parlare affrontando il senso di questa pittura, non si tratta solo di negare il concetto di rappresentazione ma di togliere i suoi residui ancora persistenti nelle costruzioni astratto-geometriche e materico-gestuali.
Nella concezione di D'Oora queste grammatiche consuete della pittura aniconica sono ormai...
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