Ville italiane e loro giardini
Passigli
Traduzione di Dandolo M. e Uzielli Giovannucci M. L.
Antella, 2021; ril., pp. 204, ill., cm 22,5x27,5.
ISBN: 88-368-1881-1
- EAN13: 9788836818815
Soggetto: Cultura del Viaggio,Parchi, Giardini e Ambiente
Luoghi: Italia
Testo in:
Peso: 1 kg
Scritto nel 1903 e mai tradotto in italiano prima d'ora, questo libro della grande narratrice americana Edith Wharton rappresenta un'opera unica nel suo genere. «Il giardino deve essere studiato in rapporto alla casa, e giardino e casa in rapporto al paesaggio», afferma la Wharton, ed in questa affermazione è già tutto l'interesse del libro: non un trattato di floricoltura, o una delle tante raccolte fotografiche sull'argomento, dunque, ma uno studio sottile ed attento dei grandi giardini italiani, del loro rapporto con le rispettive ville, dei diversi stili di vita caratteristici della «vita in villa» nelle diverse regioni d'Italia. «Gli antichi giardini italiani erano fatti per essere vissuti», afferma ancora la Wharton. Comprendere i più intimi aspetti dell'arte dei giardini è dunque comprendere anche la vita e l'organizzazione sociale che a quei giardini si accompagnavano. Lungi da essere una mera descrizione di luoghi, questo libro è dunque un documento di quell'interesse per la vita italiana che, dai primi viaggiatori inglesi del Seicento e Settecento ai nostri giorni, non ha mai smesso di affascinare gli anglosassoni. E non a caso Edith Wharton appartiene a pieno titolo alla generazione e cultura dei suoi amici Henry James, Bernard Berenson, Vernon Lee e gli altri grandi «espatriati» che dall'America e dall'Inghilterra, sulle orme del classico «grand tour», venivano a Napoli, a Firenze, a Roma, a Venezia, ultimo esempio di una cultura cosmopolita e raffinata che sarebbe stata di lì a poco travolta dalla guerra e dalle trasformazioni profonde del XX secolo. Introduce il volume - interamente illustrato con disegni, incisioni e dipinti d'epoca - un partecipe scritto di Harold Acton, che del mondo di Edith Wharton fu testimone diretto. Prefazione di Harold Acton.