La nuda
Nino Aragno Editore
Savigliano, 2024; br.
(Domani).
collana: Domani
ISBN: 88-9380-293-7
- EAN13: 9788893802932
Testo in:
Peso: 0 kg
"«Non disturbare. I morti in vita per contagio riposano». Così recita una targa del 1793, nell'«isola fantasma» di Poveglia, Laguna di Venezia, che a quei tempi ospitava il lazzaretto della città: et in Arcadia ego. Non è l'unica scritta sul muro che, alla maniera di Zanzotto, si trova riportata in questo libro («conservare il biglietto»). Un reperto simile è anche l'affresco del Giorgione popolarmente noto come La Nuda. Staccato dalla facciata del Fondaco dei Tedeschi, semicancellato dalle intemperie, occhieggia oggi alla Galleria dell'Accademia. Una leggenda vuole che proprio a Poveglia sia sepolto l'artefice «morto di peste per amore». Non solo nelle foto aeree dell'isola di Google Maps «quel che non si vede è più di quel che si vede». Ogni luogo può essere, tutt'al più, oggetto di un'«ipotesi». E ogni immagine trasmigra da una sede all'altra, come ha fatto giusto l'affresco - o quel che ne resta (ancora nell'idioma dei greci di oggi questo vuol dire trasporto). Ma anche i luoghi si spostano, mutano aspetto e funzione: quel Fondaco oggi è un mall superchic dove s'affolla globalizzata l'asfissia della città - o quel che ne resta. Frammenti di immagini crettate, barene di paesaggi, «apparimenti» parziali resecati con accorata crudeltà: evidente, in questo project album d'allucinata raffinatezza, la memoria d'uno dei libri più vulneranti degli ultimi decenni, La vita dei dettagli di Antonella Anedda. Come in quell'incunabolo prodigioso, «il pensiero compone l'oggetto» e, per dirla con Alberto Savinio, «quando si dice pensare, s'intende pensare alla morte. E a che altro pensare?...». Nient'altro che la nuda vita campeggia su quel muro calcinato, esprimendosi «in frasi sghembe» e prose «ottuse» (come quelle d'un altro riferimento obbligato, Amelia Rosselli). In questo campo «ischeletrito» di segni, all'improvviso fa la sua comparsa una riga nello spettro, segnalata dall'«igrometro» che registra «ogni nostra minima increspatura». È la presenza umana del visitatore - o quel che ne resta - a lasciare a sua volta un'impronta: una «domanda a distanza» sulla quale si chineranno i posteri, magari: come facciamo noi, oggi, coi cenni misteriosi di quella figura sul muro." (Andrea Cortellessa)