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Eliseo Mattiacci. Danza di Astri e di Stelle. Reggio Emilia. [Edizione Italiana e Inglese]

Gli Ori

Reggio Emilia, Ex Fonderia Lombardini, 10 giugno - 11 luglio 2006.
Testo Italiano e Inglese.
Pistoia, 2006; cartonato, pp. 160, ill. b/n e col., cm 21x28.

ISBN: 88-7336-208-7 - EAN13: 9788873362081

Soggetto: Architetti e Studi,Città,Pittura e Disegno - Monografie,Saggi (Arte o Architettura),Scultura,Scultura e Arti Decorative - Monografie

Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno,1960- Contemporaneo

Luoghi: Emilia Romagna

Testo in: testi in  inglese, italiano  testi in  inglese, italiano  

Peso: 1.1 kg


Gli Ori editori contemporanei ha pubblicato il volume su Eliseo Mattiacci intitolato Danza di astri e di stelle edito in occasione della realizzazione dell'omonima opera eseguita dall'artista nello spazio verde a lato della nuova sede della Fondazione Nazionale della Danza (già Fonderia Lombardini) a Reggio Emilia.
Si tratta della quarta opera del progetto di arte contemporanea promosso dal Comune di Reggio Emilia sotto il titolo "Invito a: Luciano Fabro, Sol LeWitt, Eliseo Mattiacci, Robert Morris, Richard Serra", a cura di Claudio Parmiggiani.

«Tre grandi lastre rettangolari in forma di stele - dice Fabrizio D'Amico nel saggio d'apertura del volume - s'innalzano, agli angoli d'un ideale triangolo isoscele, e stanno, erette, nel vasto spazio aperto: a segnare il luogo di una memoria, e insieme un punto di mondo donde guardare il cielo, attendendone segnali. Nella prima, torna la figura del nucleo centrale che è origine comune del cerchio e delle ellissi: due, adesso, con un unico fuoco, che vorticano in alto, fra loro inclinate così che la prosecuzione ideale delle loro assi maggiori giunga a toccare la metà della lastra. Nella seconda, la parte superiore è incisa da una spirale, leggermente decentrata dall'asse ortogonale della lastra, così da accentuare il senso d'asimmetria che la figura stessa della spirale implica; in basso una sorta di percorso serpeggiante - un'"onda cosmica", per Mattiacci: forse memore dell'onda di Hokusai, nella quale sta annidata la forza più nascosta dell'universo - sembra voler dare avvio allo slancio verticalistico dell'immagine. Nella terza, un grande occhio (l'occhio dell'antica sapienza egiziana, forse) sormonta la costellazione del Carro maggiore: "la più nota, la più facile da scoprire e riconoscere, la più antica", appunta Mattiacci in uno dei disegni progettuali dell'opera. Sette fori, di diverso diametro ("le 7 stelle") si dispongono così nella parte superiore della lastra, e delineano appunto la figura familiare del Carro. Attraverso quei fori, si guarda la luce del cielo; da loro scende l'energia che è servita a scavarli nel corpo dell'immensa lastra d'acciaio che li contiene».

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