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Romanizzazione e moneta. La testimonianza dei rinvenimenti dall'Emilia Romagna

Edizioni All'Insegna del Giglio in Firenze

A cura di Ercolani Cocchi E., Morelli A. L. e Neri D.
Sesto Fiorentino, 2004; br., pp. 177, ill. b/n e col., cm 21x29.
(Quaderni di Archeologia Emilia Romagna. 10).

collana: Quaderni di Archeologia Emilia Romagna

ISBN: 88-7814-258-1 - EAN13: 9788878142589

Soggetto: Numismatica e Medaglistica,Saggi e Studi sull'antichità

Periodo: 0-1000 (0-XI) Antico

Luoghi: Emilia Romagna

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.72 kg


L'esposizione che si apre a Castelfranco Emilia costituisce senza dubbio un'occasione importante per gli studi di numismatica antica dell'Emilia Romagna e, più in generale, per la ricerca archeologica intesa nel senso più ampio e migliore, e cioè come uno strumento per la ricostruzione del nostro passato.
Per il grande pubblico la numismatica rappresenta infatti una scienza riservata soprattutto ad appassionati e collezionisti, talvolta con valenze di tipo economico anche rilevante, che sono naturalmente collegate a fattori quali la rarità e le condizioni di conservazione delle monete. Tuttavia lo studio scientifico della numismatica va molto al di là di questi aspetti e, particolarmente per il mondo antico e altomedioevale, diviene uno strumento prezioso per la ricostruzione delle condizioni economiche delle società in cui le monete vennero emesse e in cui circolavano, specialmente quando la lettura della documentazione numismatica si accompagna ad uno studio complessivo di tutte le fonti, archeologiche e tradizionali, disponibili sul territorio.
II catalogo della mostra tenta infatti, con il contributo di studiosi autorevoli, una prima sintesi interpretativa dei rinvenimenti numismatici, anche premonetali, di età preromana e repubblicana del territorio emiliano romagnolo ed è quindi uno strumento indispensabile per una valutazione di un momento cruciale della storia della regione, quando alle diverse popolazioni che, in tempi ed aree diverse, si alternarono sul territorio (Umbri, Etruschi, Celti e Liguri) si sostituì la forza unificatrice, ma anche livellatrice, di Roma.
L'esposizione non rinuncia giustamente ad una lettura anche più semplice e di tipo didattico, quanto mai opportuna, proprio per la necessità di spiegare al pubblico il valore storico e non meramente collezionistico o, al limite, estetico, dei reperti, e si inserisce in un'attività pluriennale e benemerita del Museo Archeologico di Castelfranco.
Nel concludere non è inopportuno fare rilevare come proprio questa rassegna dimostri l'importanza che riveste ai fini della valutazione critica e scientifica dei rinvenimenti la corretta e tempestiva segnalazione delle circostanze e della localizzazione dei reperti, nonché, quando possibile, la validità delle norme di legge che impongono di conservare le scoperte archeologiche e numismatiche nelle condizioni in cui si presentano, per consentire da parte delle autorità preposte il recupero di tutti gli elementi scientificamente utili.

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