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Sorores reclusae. Spazi di clausura e immagini dipinte in Umbria tra XIII e XIV secolo

Mandragora

Prefazione di Andrea De Marchi.
Firenze, 2018; br., pp. 310, 364 ill. b/n, 32 ill. col., cm 21x28.
(Callida iunctura. 1).

collana: Callida iunctura

ISBN: 88-7461-379-2 - EAN13: 9788874613793

Soggetto: Architettura e Arte Religiosa,Fotografia,Pittura,Saggi (Arte o Architettura)

Periodo: 0-1000 (0-XI) Antico,1000-1400 (XII-XIV) Medioevo,1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento

Extra: Arte Bizantina,Religione e Arte Religiosa

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 1.39 kg


Lo studio di Emanuele Zappasodi si distingue per l'ampio respiro geografico e la capacità di ricostruire il ruolo degli spazi conventuali occupati dalle donne all'interno del vasto movimento penitenziale nato tra il XII e XIII secolo. Lo status di reclusione delle monache - dette nella Tuscia pinzochere e bizzoche, nello spoletino incarcerate o encarcerate, altrove pauperes dominae o sorores minores - sarebbe stato messo a fuoco progressivamente dalle azioni del cardinale Ugolino dei conti di Segni (salito al soglio come Gregorio IX) e soprattutto dalla bolla Periculoso emanata da Bonifacio VIII che rendeva rigorosa la clausura. Gli spazi claustrali diventavano così inaccessibili dall'esterno, e assumeva un ruolo fondamentale nella vita monacale il coro, da cui le sorores, non viste, potevano seguire la celebrazione liturgica e che, da un punto di vista architettonico, veniva ad intrattenere con la chiesa di appartenenza un rapporto non vincolato da un modello comune. Infatti, lo troviamo collocato lateralmente, dietro all'altare, sospeso in controfacciata, siglando una varietà di soluzioni all'incontro fra norma e sperimentalismo. Lo studio di questi spazi, affrescati per garantire alle monache la comprensione della parola divina, e il loro ambiguo e mutevole rapporto con il corpo della chiesa di appartenenza sono al centro dei case-studies messi in evidenza dall'autore. A partire dalla basilica di Santa Chiara ad Assisi, con un'analisi e una ricostruzione delle vicende della celeberrima Croce di San Damiano e delle opere del coro che con essa dovevano dialogare, si incontrano la chiesa di San Pietro in Vineis ad Anagni e quella di Santa Maria delle Donne ad Ascoli Piceno nelle loro peculiarità architettoniche, la chiesa di Santa Maria di Monteluce e quella del monastero cistercense di Santa Giuliana a Perugia e i loro apparati decorativi; la chiesa di Santa Maria inter Angelos a Spoleto, dei cui spazi si fornisce un'acuta rilettura. Presentazione di Andrea De Marchi.

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