Il patrimonio di Q. Aurelius Symmachus a Roma e nel Lazio. Una restituzione archeologica dall'epistolario
Libreria Editrice L'Erma di Bretschneider
Roma, 2024; br., pp. 420, 143 ill. b/n, 4 ill. col., cm 21,5x28.
(Bibliotheca Archaeologica. 79).
collana: Bibliotheca Archaeologica.
ISBN: 88-913-3294-1
- EAN13: 9788891332943
Soggetto: Saggi e Studi sull'antichità
Periodo: 0-1000 (0-XI) Antico
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Q. Aurelius Symmachus è, senza dubbio, uno dei protagonisti delle vicende socio-politiche che interessarono Roma nella seconda metà del IV secolo. Il suo epistolario, stratificato e intriso di Romanitas, è il manifesto dell'aristocrazia tardoantica e rappresenta lo strumento più valido per leggere in filigrana le modalità operative, le pratiche pubbliche e le attività private dei summates viri, talora aspramente in contrasto, travolti da momenti di violente accelerazioni, ovvero aggrovigliatisi in una condizione di pacifica e vigile convivenza. Le lettere consentono, altresì, di indagare un tema assai rilevante e articolato, oggetto del presente studio: il patrimonio immobiliare e terriero dell'orator disertissimus la cui analisi è circoscritta, malgrado fosse ben più esteso, alle proprietà di Roma e ai possedimenti compresi in quel contesto territoriale, non delimitabile con immediatezza, identificato come "suburbio simmachiano". Sono noti, entro i confini dell'odierno Lazio, il lar del Celio e altre - non meglio note - domus, le residenze del Vaticano e della via Appia, in un'area appena distante dall'Urbe, caratterizzata da una parcellizzazione strutturale, la proprietà sita al VII miglio della via Ostiense, l'Ostiense praedium, la villa Arabiana, nell'ager Laurens, il diversorium di Praeneste e le villae-stationes di Cora e Formiae, allacciate alla Campania. L'epistolario simmachiano consente di ricostruire le caratteristiche identitarie delle residenze, le scelte e le dinamiche insediative di Symmachus, l'organizzazione e la gestione della proprietà, l'origine del patrimonio, le interazioni tra architettura e ambiente, i "sintomi" di quel morbus fabricatoris da cui l'orator dichiara di essere affetto, la promozione di restauri, la supervisione delle attività di cantiere, entro uno spazio ove i luoghi simmachiani, non sempre localizzabili, costruiscono il paesaggio.