Napoli. Società ed economia (902-1137)
Istituto Storico Italiano per il Medioevo
Roma, 2011; br., pp. 314.
(Nuovi Studi Storici. 89).
collana: Nuovi Studi Storici
ISBN: 88-89190-77-9
- EAN13: 9788889190777
Soggetto: Città,Saggi e Studi sull'antichità,Saggi Storici
Periodo: 0-1000 (0-XI) Antico,1000-1400 (XII-XIV) Medioevo,1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento
Luoghi: Campania,Italia,Napoli
Testo in:
Peso: 1.51 kg
Napoli tra 902 e 1137 è un universo inaspettato. Stretta e incassata sui suoi bastioni, le sue torri, le sue cinte di mura e antemurali, alta sulle sue tre colline, vive una dinamica e rigogliosa città, sponda estrema del mondo bizantino, frammento coriaceo di un "Commonwealth" che va dall'Anatolia alle zone interne del mondo slavo. Un mondo che subisce in profondità l'onda lunga imperiale, e conserva la sua stessa struttura, triangolare, fatta di profonde connessioni tra le componenti militare, amministrativa e ecclesastico-religiosa, con una relazione incessante "Christus-fiscus", che diventa confusione di rapporti e relazioni parentali, con una supremazia del potere laico su quello religioso; mondo che trova il suo luogo simbolo nel "pretorium", a dominare l'ansa del porto. Un universo che però, in questi lunghi duecentotrent'anni, subisce una clamorosa modifica economica, grazie alle spinte della domanda proveniente dal grande mercato mediterraneo musulmano che incombe sulle coste del Mezzogiorno. Una vera e propria rivoluzione rurale, visibile nell'alto numero dei contratti di migliorazione e nell'incremento sostenuto della domanda di terra, nella quale vengono convogliati i capitali derivanti dal commercio regionale e transregionale. Un contesto nel quale si muovono ebrei, amalfitani, longobardi immigrati, artigiani del ferro, esponenti della nascente aristocrazia dei "domini", contadini e un numero tutt'altro che residuo di donne dedite al commercio e al prestito di denaro. Un gruppo per niente passivo, per molti versi omogeneo, capace con la propria attività di orientare il mercato e di saldare il mondo dei commerci e del danaro alla terra, da cui Napoli trae la linfa vitale: una delle basi principali della sua futura fortuna.