Térata cioè cronica della marca di Dania
Centro interdipartimentale di studi umanistici
Messina, 2009; br., pp. 248.
(Centuria prima).
collana: Centuria prima
ISBN: 88-87541-50-7
- EAN13: 9788887541502
Soggetto: Saggi (Arte o Architettura)
Testo in:
Peso: 1.19 kg
"Nel medioevo i visionari dicevano di sentirsi chiamati a rivelare proposte di redenzione sociale sullo sfondo dell'eternità [...], trovandosi in stato di malattia mortale. Mi inventai i térata di Dania durante un'invernale influenza, in verità poco mortale - giusto per mantenere le proporzioni coi miei precorritori. Come filologo mi è stato inculcato dai maestri l'orrore dell'errore, e purtroppo l'ho trasmesso ai miei (pochi) scolari, facendo forse qualche danno. Solo in età venerabile ho cominciato ad avvertire l'estraneità utopica della perfezione e la consolante realtà dell'errore umano come approssimazione alla verità. È memorabile la lezione di Francesco Petrarca, che, dimenticando il puntiglio storico-filologico, nella sua rigogliosa maturità trovava nell'errore uno degli elementi che antropologicamente caratterizzano gli uomini e li fanno tutti uguali nel tempo, nello spazio e nelle ideologie. Ha ragione George Steiner a diffidare di chi vuole togliere gli errata dalla storia come si tolgono i refusi dalle bozze di stampa. Ma a me è rimasto al fondo dell'animo un bisogno indistruttibile di grammatica: nella lingua, nella politica, nelle relazioni affettive. Non riesco ad adattarmi all'idea che la realtà si debba accettare disordinata com'è [...]. La mia grammatica del vivere sociale non è tuttavia un manuale organico. Guardo empiricamente ad alcune mostruosità o più semplici malformazioni, soprattutto a quelle che offendono corpo e anima dell'uomo. Ho il difetto di guardare più all'errore da correggere che alla correttezza da conservare. La teratologia è scienza antica, curiosità descrittiva per il meraviglioso e l'anomalo; nel medioevo ha prodotto un genere artistico, il teratomorfismo. Non ho nulla in comune con l'uno e con l'altro. I miei térata hanno una componente di volontarismo etico-politico. Ma non si misurano direttamente coi grandi problemi della nostra epoca. Si limitano a rasentarli, a sfiorarli. Mi auguro che non siano sempre aduggiati dal dovere morale e che qualche volta provochino persino un puro diletto sensisticamente e letterariamente edonistico" (dalla premessa di Michele Feo).