Osservazioni sopra alcuni frammenti di vasi antichi di vetro ornate di figure trovati ne cimiteri di Roma
Filippo Buonarroti
Jacopo Guiducci & Santi Franchi
Legatura in piena pergamena con titolo in oro al dorso, piccole fioriture sparse, esemplare in ottimo stato.
Il testo contiene 31 tavove incise e numerate di dui una doppia (III e III bis), oltre a 4 tavole fuori testo non numerate di cui 3 pieghevoli.
Firenze, 1716; br., pp. 324, 36 tavv. b/n, cm 20x30.
Testo in:
Peso: 1 kg
I tondi erano placche ornate di pasta dorata che decoravano le basi di vasi di vetro altrimenti semplici di proprietà del defunto, che venivano tagliati alla morte dei proprietari per adornare le loro tombe. Il disegno figurativo in foglia d'oro fusa tra due strati di vetro è caratteristico del periodo tardo romano (III-IV secolo).
Una selezione di disegni trovati su frammenti recuperati è illustrata nelle 31 tavole incise numerate che mostrano immagini e ritratti religiosi greco-romani e cristiani del periodo paleocristiano.
L'autore suggerisce che l'arte primitiva cristiana aveva lo scopo di intensificare la pietà del devoto. Il copricapo inciso nella prima pagina di testo rappresenta un dettaglio scolpito su un sarcofago romano nella collezione del cardinale Gaspare Carpegna (1625-1714). Le numerose illustrazioni testuali sono facsimili di iscrizioni tombali spiegate in note.
Le numerose illustrazioni testuali sono facsimili di iscrizioni tombali spiegate in note. Una dissertazione separata sugli antichi dittici in avorio intitolata Osservazioni sopra dittici antichi d avorio, è dedicata ai taccuini piegati in avorio figurativi del VI secolo, noti come dittici consolari, poiché venivano presentati a funzionari di alto rango. Gli esempi illustrati in 4 tavole incise includono ritratti del console Anicius Faustus Albinus Basilius (541 d.C.), un eminente politico romano orientale durante il regno di Teodorico il Grande, re ostrogoto d'Italia, e due belle Pannelli devozionali bizantini; una tavoletta di un dittico qui raffigurato, allora conservata al Museo della Gherardesca di Firenze, è ora alle Gallerie degli Uffizi.
L'autore, Filippo Buonarroti (1661-1733), pronipote di Michelangelo, fu funzionario alla corte di Cosimo III Granduca di Toscana, che dedicò il suo tempo libero alle ricerche antiquarie.
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