Zubarán (1598-1664)
Finaldi Gabriele - Delenda Odile - Cano Ignacio
Ferrara Arte
Ferrara, PALAZZO DEI DIAMANTI, 13 settembre 2013 - 6 gennaio 2014.
Ferrara, Palazzo dei Diamanti, 14 settembre 2013 - 6 gennaio 2014.
Traduzione di Archer M. e Coia Radich R.
Ferrara, 2013; br., pp. 240, ill. b/n e col., tavv., cm 23,5x28.
ISBN: 88-89793-19-8 - EAN13: 9788889793190
Soggetto: Collezioni,Pittura,Pittura e Disegno - Monografie,Saggi (Arte o Architettura)
Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento
Luoghi: Europa
Extra: Barocco & Rococò
Testo in:
Peso: 1.22 kg
Assieme a Velázquez e Murillo, Zurbarán fu tra i protagonisti del cosiddetto Secolo d'Oro della cultura spagnola e di quel naturalismo raffinato che lasciò una eredità duratura nell'arte europea. A rendere però unico lo stile di Zurbarán è la sua capacità di tradurre gli ideali religiosi dell'età barocca con invenzioni grandiose e al contempo quotidiane, sovrannaturali eppure tangibili, plasmando forme di una tale essenzialità, purezza e poesia, da toccare profondamente l'immaginario moderno, come traspare dall'opera di Picasso e Morandi.
La potenza e l'originalità della sua pittura gli procurarono un grande successo e, sebbene in seguito la notorietà di Zurbarán si sia attenuata, tra Ottocento e Novecento generazioni di artisti hanno tratto ispirazione dalla sua opera, mentre in tempi più recenti studi autorevoli ed esposizioni internazionali hanno definitivamente sancito il suo fondamentale contributo alla storia dell'arte.
Zurbaràn (1598-1664), organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte in collaborazione con il Bozar di Bruxelles, sarà una fondamentale occasione per approfondire la conoscenza di questo eccelso interprete dell'arte barocca anche nel nostro paese e in Belgio. Con questa rassegna, curata da Ignacio Cano con la consulenza di Gabriele Finaldi, la città di Ferrara intende rilanciare il proprio progetto culturale, teso a far conoscere al pubblico autori di altissimo livello e interesse, ma poco noti nel nostro paese.
Una rigorosa selezione di opere provenienti da musei e collezioni private europee e americane ripercorrerà le tappe salienti della carriera di Zurbarán. Dalle prove con le quali si afferma sulla scena sivigliana, come La visione di San Pietro Nolasco (1629, Madrid, Museo del Prado) o il più tardo San Francesco d'Assisi nella sua tomba (1630-34, Milwaukee Art Museum), tele fortemente visionarie segnate da un luminismo drammatico che ricorda lo stile caravaggesco, alle opere successive al soggiorno madrileno e al contatto con Velázquez, improntate a un più sobrio lirismo, dove le atmosfere più chiare spesso rivelano aperture paesaggistiche o dettagli domestici, come ad esempio l'Immacolata concezione con San Gioacchino e Sant'Anna (c. 1638-39, Edimburgo, Scottish National Gallery) o la Vergine con il Bambino Gesù e San Giovannino (1662, Bilbao, Museo de Bellas Artes).
Il percorso espositivo, scandito in sezioni cronologico tematiche, metterà in evidenza il talento del pittore nell'imporre un registro innovativo a generi e temi tradizionali, accantonando sovente le convenzioni retoriche e prospettiche. Stupiscono per la vena intima e immediata i temi legati all'iconografia mariana, come mostrano opere venate di una malinconia sospesa (La casa di Nazareth, c. 1644-45, Madrid, Fondo Cultural Villa Mir), o capaci di toccare corde di straordinario candore e tenerezza (Vergine bambina addormentata, c. 1655-60, Jérez de la Frontera, Catedral de San Salvador). E se il motivo dell'estasi raggiunge vertici di concentrazione e intensità, come mostra L'apparizione della Vergine a San Pietro Nolasco dipinta attorno al 1628-30 (Collezione privata), il tema della meditazione trova una delle interpretazioni più inedite nel San Luca nelle vesti di pittore davanti al Crocifisso (c. 1655-60, Madrid, Museo del Prado), un dipinto in grado di trasmettere nella maniera più diretta il dialogo intimo con la sfera soprannaturale.
Ma la punta più avanzata nella direzione del rinnovamento e rarefazione formale è segnata senza dubbio dalle rare nature morte e dai temi allegorici, come Una tazza d'acqua e una rosa (c. 1630, Londra, National Gallery) e Agnus Dei (c. 1634-40, San Diego Museum of Art). La sublime poesia di questi dipinti, che sembrano emanare l'essenza profonda delle cose, è affidata alla sobrietà della composizione, alla purezza delle forme e alla regia dei valori luminosi.
Tra le invenzioni più originali di Zurbarán vi sono poi le grandi figure di santi, raffinate effigi che godettero di straordinaria popolarità e di cui furono realizzate numerose serie soprattutto per il Nuovo mondo. La sequenza riunita per questa mostra conta esiti notevoli come Santa Casilda (c. 1635, Madrid, Museo Tyssen-Bornemisza) o il Benjamin (c. 1640-45, Grimsthorpe and Drummond Castle Trust) o Santa Ursula (Genova, Palazzo Bianco), che testimoniano la capacità di ammantare gli episodi sacri di un fascino elegante, grazie alla ricercatezza delle pose, alla resa virtuosistica di stoffe preziose e alla tavolozza brillante. Queste figure maestose rivolte verso l'osservatore come protagonisti di un ritratto esercitano, oggi come allora, un fascino magnetico.
ZURBARAN [1598-1664]
Cristoforo Colombo e il Mistero della Campana della Santa Maria
Perugino giovane a Deruta. L'affresco della Pinacoteca Comunale
Acta Palaeomedica. International Journal of Palaeomedicine. Vol. 3