Il miserabile. Periodico socialista. Luglio-settembre 1873
Mattioli Edizioni
A cura di Sicuri F.
Reprint 6.
Fidenza, 2017; br., pp. 56, ill. b/n, cm 17x24.
(Strumenti per il Lavoro Storico).
collana: Strumenti per il Lavoro Storico
ISBN: 88-6261-644-9
- EAN13: 9788862616447
Soggetto: Saggi Storici
Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno
Luoghi: Italia
Testo in:
Peso: 0.7 kg
Il 9 luglio 1873 fu pubblicato a Parma il primo periodico socialista della provincia, «Il Miserabile» che, su suggerimento di Andrea Costa, riprendeva il titolo del celebre romanzo di Victor Hugo, «I miserabili», pubblicato nel 1862 e tradotto in italiano nello stesso anno. I redattori erano tre giovani, Guido Ravazzoni, Aristo Isola ed Emanuele Giussani: tutti e tre avevano combattuto con Garibaldi nei Vosgi, nella spedizione militare in aiuto della nuova repubblica francese assediata dai tedeschi; tutti e tre avevano da poco fondato la sezione parmense dell'Associazione Internazionale dei lavoratori, dopo essere stati fra i fondatori, nel 1873, del Comitato per l'Emancipazione delle classi lavoratrici, prima società parmense di orientamento socialista; infine, tutti e tre appartenevano alla loggia massonica Italia Una, la prima loggia parmense post-unitaria, e la loro scelta ideale e politica determinò una grave crisi all'interno della loggia. Alcuni mesi prima della pubblicazione del giornale, in marzo, due di essi, Isola e Ravazzoni, erano stati arrestati per la loro militanza socialista. «Il Miserabile» costava 10 centesimi, all'incirca un'ora di lavoro di un operaio, ed era stampato dalla Tipografia della Società fra gli Operai tipografi, diretta da Adelmo Mattioli, un repubblicano, che poi, all'inizio degli anni Ottanta, ebbe una certa importanza nel mantenere in vita la fiaccola socialista. Portava nella testata, come sottotitolo, «periodico socialista» e un motto programmatico: «dalla verità alla libertà; dalla libertà all'eguaglianza». Ne erano vendute circa 160 copie, e durò poco: fu arrestato il gerente, Bernardo Vignali, e il 14 settembre 1873, cessò le sue pubblicazioni. Ne uscirono dieci numeri: numerosi furono sequestrati per ordine del procuratore generale del Regno d'Italia.