Fascismo e informazione. Ermanno Amicucci e la rivoluzione giornalistica incompiuta (1922-1945)
Edizioni dell'Orso
Alessandria, 2003; br., pp. VI-274, ill., cm 15x21.
(Ventunesimo Secolo. Studi e Ricerche sull'Età Contemporanea. 6).
collana: Ventunesimo Secolo. Studi e Ricerche sull'Età Contemporanea
ISBN: 88-7694-718-3
- EAN13: 9788876947186
Soggetto: Cinema,Saggi Storici,Società e Tradizioni
Periodo: 1800-1960 (XIX-XX) Moderno
Luoghi: Italia
Testo in:
Peso: 0.36 kg
Malgrado la notevole influenza che il giornalismo aveva esercitato sulla sua impetuosa ascesa politica, Mussolini non aveva idee molto originali sulle strategie che il fascismo avrebbe dovuto attuare, dopo la marcia su Roma, nel campo della stampa. E non sembrava nemmeno persuaso delle soluzioni che, nel frattempo, gli andavano prospettando i suoi collaboratori. Per questa ragione solo all'inizio del 1927 - e non senza recondite riserve - decise di avviare un programma pianificato di fascistizzazione del settore, affidandone la gestione a un giornalista intraprendente e capace come Ermanno Amicucci. Il percorso umano e professionale di questo zelante deputato abruzzese rappresenta dunque, soprattutto per i ruoli ricoperti nel corso del ventennio (Amicucci fu segretario nazionale del Sindacato fascista dei giornalisti, direttore della «Gazzetta del Popolo», sottosegretario di stato alle Corporazioni, direttore del «Corriere della Sera», artefice di tutta la nuova legislazione fascista sulla stampa), un osservatorio privilegiato per delineare la struttura dell'apparato informativo del regime e per recuperare le sue logiche e le sue concrete strumentazioni. Nel contempo, la parabola politica di questo gerarca consente di verificare le influenze che, sul mondo dell'informazione, avrebbero esercitato le perduranti contraddizioni interne all'universo fascista, a partire da quel latente e mai risolto conflitto tra ambizioni totalitarie e derive burocratico-autoritarie.