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L'attività letteraria nel ghetto. Venezia (1550-1650)

Belforte Salomone

Livorno, 2015; br., pp. 504, ill.
(Studi Ebraici. 23).

collana: Studi Ebraici

ISBN: 88-7467-098-2 - EAN13: 9788874670987

Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento,1800-1960 (XIX-XX) Moderno

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 2.42 kg


Questo rapido campionario della letteratura prodotta nel ghetto di Venezia nel periodo che va dal 1550 al 1650 esce in occasione dell'anniversario dei cinquecento anni dall'istituzione del recinto della segregazione, nel quale furono rinchiusi gli ebrei per quasi tre secoli (1516-1797). Esso è stato ideato, soprattutto, per significare che il cosiddetto "serraglio degli ebrei" non fu soltanto lo spazio di un'umiliante discriminazione, ma, nonostante i limiti imposti da decreti e condotte, fu anche luogo di intensa attività culturale e di partecipazione attiva alla vita letteraria della società veneta e italiana. Il secolo prescelto, una scelta quasi obbligata, è comunemente ritenuto, anche dalla più recente storiografia, come il momento di maggior stabilità interna dell'università de gl'hebrei: lo distingue, tra l'altro, sotto un profilo culturale, proprio la presenza di un'élite intellettuale che ha agito nella piena consapevolezza della necessità di un'apertura verso la civiltà contemporanea, sia adottando anche la lingua italiana, sia impegnandosi in generi letterari fino ad allora poco praticati dalla cultura della diaspora. Sosteneva infatti medici, quali Dawìd de Pomis, rabbini, quali Leon Modena o Simone Luzzatto, poeti quali Salomon Usque o Sara Copio Sullam o Benedetto Luzzatto, la volontà di competere con la società dominante e di entrare con pari dignità nella "repubblica delle lettere", in un'ideale dimensione di libertà; li animava il desiderio di difendere, contro ogni pregiudizio, i più alti valori della tradizione ebraica e di agire, in tal senso, anche per intervenire, in quanto ebrei, sulla realtà storica del loro tempo, quasi a compenso dello stato di separazione per troppi anni sofferto. Fu una stagione, per molti aspetti, degna di particolare memoria. La presentazione di testi, spesso tradotti e commentati per la prima volta, vuol essere perciò la testimonianza tangibile di questo fenomeno, che non trova riscontro simile, nell'arco di tempo considerato, in nessun'altra comunità d'Italia o d'Europa.

Umberto Fortis, oltre a saggi sulla letteratura dell'Ottocento, ha pubblicato, tra l'altro, Ebrei e sinagoghe (Venezia 1973); La parlata giudeo-veneziana, con P. Zolli (Roma 1979); Il ghetto sulla laguna (Venezia 1987); Il ghetto in scena: teatro giudeo-italiano del Novecento (Roma 1989); Editoria in ebraico a Venezia (Venezia 1991); La "bella ebrea": Sara Copio Sullam (Torino 2003); La parlata del ghetto di Venezia e le parlate giudeo-italiane (Firenze 2006); La vita quotidiana nel ghetto: storia e società nella rappresentazione letteraria (sec. XIII-XX) (Livorno 2012); Venice Synagogues (NY 2015). Ha curato: Venezia ebraica (Roma 1982); Vita di Jehudà: Leon Modena (Torino 2000); Adolfo Ottolenghi (Venezia 2003); L'antisemitismo antico (Torino 2004) e L'antisemitismo moderno e contemporaneo (Torino 2004); Il patto di Abramo:la "milà" nei registri di circoncisori veneziani, di E.M. Artom (Livorno 2014).

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