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Partire. Storia di una famiglia italiana emigrata in Francia

Corponove Editrice

Bergamo, 2020; br., pp. 144, ill., cm 14x21.

ISBN: 88-99219-91-5 - EAN13: 9788899219918

Soggetto: Saggi Storici,Società e Tradizioni

Luoghi: Europa,Italia

Extra: Arte Francese

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.34 kg


"A quattordici anni! Sei partito a quattordici anni, ma come si fa a partire così giovani, papà? - Niente di più normale. La miseria, niente lavoro, nessuna speranza che le cose potessero cambiare, partivano tutti!". Così gli autori, fratello e sorella, interrogano i genitori per ricostruire il percorso migratorio che, dal loro villaggio bergamasco, li portò in Francia negli anni Venti del secolo scorso, dove sono rimasti e hanno cresciuto i loro tre figli, seppellendo le loro origini italiane per meglio integrarsi nella società francese. Un percorso da combattenti il loro, talvolta rocambolesco e spesso più arduo delle precarie condizioni di vita che li spinsero a partire, ma testardamente affrontato con un'incrollabile volontà di farcela malgrado la miseria, l'ambiente straniero, la malattia, la guerra e il fascismo. Le radici si possono plasmare, nascondere o tacere ma non cancellare. Così i figli hanno captato i frammenti di italianità che sfuggivano alla francesizzazione della famiglia declinando la loro appartenenza a due patrie: esaltandole, ignorandole o coltivando "la differenza" per aprirsi all'Altro. Questo mosaico di immagini, di ricordi e di emozioni è anche, in filigrana, il racconto socio-storico di due paesi, quello che si lascia e quello che accoglie, l'Italia e la Francia. È una testimonianza delle modalità e delle sfide dell'emigrazione, del modo in cui, volenti o nolenti, i figli e i nipoti di migranti hanno dovuto gestire il retaggio di un'esperienza di vita al plurale che ha finito per strutturare la loro vita e determinare molte delle loro scelte. È il racconto di un uomo che parte alla conquista di una vita migliore, al tempo in cui si svuotavano le nostre valli. È il racconto di molti e ci ricorda che non esistono modelli di integrazione, ma soltanto l'aprirsi a un'appartenenza multipla. «De l'horizon d'un homme à l'horizon de tous (Paul. Éluard). Un'appartenenza che ha sempre una sottile linea di demarcazione. Yvonne la scoprì quando un'amica le disse: «È stato proprio fortunato tuo padre». «Perché?». «Perché ha avuto la fortuna di incontrare la Francia!». Il sangue mi si raggelò nelle vene. Mi aveva rivelato, inconsciamente, che eravamo diverse. Mi aveva appena detto che la sua percezione della nostra famiglia non era quella di una famiglia simile a tante altre e appartenente alla stessa comunità, ma quella di una famiglia straniera che aveva avuto la fortuna di potersi integrare in Francia. "La differenza, noi e gli altri". Tutto si concatenò velocemente nella mia testa di adolescente. ... Non riuscivo a capire perché il successo di alcuni era cosa dovuta, normale, mentre quello di altri era una chance; perché i francesi erano meritevoli mentre mio padre, che si ammazzava di lavoro, era semplicemente fortunato».

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