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Ricerche sul «Consiglio di Stato e dei Memoriali» degli Stati sabaudi. Percorsi fra equità, diritto e politica (secoli XVI-XIX )

Giappichelli - Adottati

Torino, 2018; br., pp. VIII-324.
(Futuro Anteriore. 6).

collana: Futuro Anteriore

ISBN: 88-921-1487-5 - EAN13: 9788892114876

Periodo: 1400-1800 (XV-XVIII) Rinascimento,1800-1960 (XIX-XX) Moderno,1960- Contemporaneo

Luoghi: Italia

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.48 kg


Il Consiglio distato e dei Memoriali del Regno di Sardegna, così ufficialmente denominato nel 1749, costituisce l'evoluzione d'un preesistente Consiglio di Stato riorganizzato intorno al 1559, a sua volta erede del medievale "Consilium cum domino" dei Duchi di Savoia. In linea di principio, esso doveva consigliare e all'occorrenza coadiuvare il principe in tutti gli atti di governo di particolare importanza, fossero essi di natura politica, giurisdizionale o legislativa. La pratica di governo autocratica della dinastia determinò tuttavia un progressivo appannamento del suo ruolo politico, mentre ne rimase in stato di costante operatività - sino al 1831 - la 'sezione giuridica': un corpo polifunzionale di giuristi - i Referendari - posti agli ordini del Gran Cancelliere, prima carica della monarchia, anch'esso giurista. Destinato a generali funzioni di consulenza giuridica, l'attività primaria e quotidiana di quest'organo fu, lungo tutto il corso della sua storia, soprattutto quella dello studio e della relazione al principe dei ricorsi/suppliche ad esso direttamente indirizzati: i "memoriali", donde il nome di Consiglio dei Memoriali assunto nella prima metà del '700. Questi ricorsi consistevano in massima parte in richieste di deroga in via di grazia a specifiche previsioni del diritto positivo, ed involvevano in quanto tali l'esercizio d'una prerogativa riservata esclusivamente al principe, secondo le modalità tipiche della "giustizia ritenuta": in linea di principio, il Consiglio doveva verificare se, nei singoli casi, sussistesse una "iusta causa" idonea a giustificare l'esercizio da parte del sovrano delle proprie eccezionali e riservate potestà derogatorie. Si perpetuarono così per secoli, nel cuore dell'apparato di governo della monarchia, le teorie sulla "absoluta potestas" del princeps elaborate dai giuristi medievali.

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