Il merito tradito. Perché la mobilità sociale è scomparsa
Donzelli Editore
Roma, 2024; br., pp. 288, cm 16x22.
(Saggi. Storia e Scienze Sociali).
collana: Saggi. Storia e Scienze Sociali
ISBN: 88-5522-565-0
- EAN13: 9788855225656
Testo in:
Peso: 0.39 kg
Oggi si parla tanto di merito, fino al punto da dedicare a questo nobile concetto perfino un ministero. Ma cosa si intende per «merito»? E, soprattutto, ha senso parlare di merito in una società che favorisce chi parte avvantaggiato e penalizza chi inizia il suo percorso in una condizione di svantaggio? Affinché il merito possa davvero essere premiato è necessario che tutti abbiano eguali opportunità di mettere a frutto i propri talenti e sia perciò attiva quella che può essere considerata il sismografo dello stato di salute di una società: la mobilità sociale. Francesco Farina, economista che da sempre si occupa di crescita economica e diseguaglianze, esamina l'evoluzione della mobilità sociale nei paesi avanzati adottando un approccio multidisciplinare, coniugando analisi economica, pensiero sociologico e filosofia politica. Il quadro che emerge è preoccupante: i dati empirici ci parlano di immobilità, della quasi impossibilità per chi è nato in condizioni sfavorevoli di accedere a posizioni di prestigio. I giovani che si affacciano al mercato del lavoro sanno che molto probabilmente lo status economico e sociale che raggiungeranno nel corso della carriera sarà inferiore a quello dei genitori. Nel dibattito pubblico ha invece sempre più spazio il merito nella sua accezione individualistica, che maschera le diseguaglianze di fondo: lo svantaggio di partenza non viene mai colmato, ed è questo che inficia il merito, che lo tradisce. È necessario un intervento correttivo del sistema capitalistico, all'insegna di un «universalismo differenziato». Per impedire che l'ideologia neoliberista finisca per costruire una società di caste, le politiche pubbliche devono attribuire un valore maggiore al benessere di chi è svantaggiato; per rendere gli individui eguali l'unica via è trattarli in modo diseguale. La «società giusta» è quella che realizza l'«equità nell'istruzione». I giovani ai quali l'ambiente famigliare e sociale preclude un futuro dignitoso vanno sostenuti in tutti i gradi dell'apprendimento. Il diritto a conseguire un titolo di studio universitario non è altro che il diritto a mettere alla prova i propri talenti per farli fiorire.