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Storia dello Stato di Lucca

Pacini Fazzi

Lucca, 2003; br., pp. 320-XLIV, 29 ill. col., cm 17x24.

ISBN: 88-7246-588-5 - EAN13: 9788872465882

Soggetto: Regioni e Stati,Saggi Storici

Luoghi: Italia,Toscana

Testo in: testo in  italiano  

Peso: 0.8 kg


Nel corso secolare della storia dello Stato lucchese, dall'alto Medioevo fino alla caduta della Repubblica nel febbraio 1799, appare del tutto evidente una costante, che accompagna anche nei momenti più difficili e nelle circostanze più pericolose, l'intero svolgimento delle vicende, come motivo ispiratore e condizionatore di ogni atto e decisione. Motivo che si trasmette senza soluzione di continuità, di generazione in generazione.
La costante è la ricerca, incessante e ininterrotta nei secoli, della libertà e dell'indipendenza, pur senza mai cercare di modificare o rompere il vincolo giuridico di feudo imperiale. Sulle porte della città e sugli stemmi si leggeva e si legge tuttora, "Libertas". Anche durante la breve vita della Repubblica Democratica, così come durante l'effimero Principato di Elisa Bonaparte e Felice Baciocchi, e il più lungo Ducato dei Borbone Parma, quasi l'intera metà del secolo XIX, l'aspirazione alla libertà e all'autonomia non venne mai meno.
Autonomia e indipendenza anche nei confronti della Chiesa. Una città di profondi e radicati sentimenti religiosi, che addirittura celebrava nel giorno della festa della Santa Croce la festa dell'intera nazione lucchese, fu con la Chiesa più spesso e più a lungo in contrasto, fra scomuniche, interdetti e vertenze giurisdizionali, che non in pace. E a Lucca fiorì un forte movimento riformista, forse il più importante d'Italia. Non solo, nonostante le ripetute pressioni dei papi e della curia romana, a Lucca non fu mai insediato il Tribunale dell'Inquisizione, né mai vi si installarono i Gesuiti.
Un piccolo Stato, certo, quello lucchese, che riesce a far riconoscere dai grandi d'Italia e d'Europa la sua libertà.

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